Harvard è la prossima università nel mirino del presidente Donald Trump. I professori dell’American Association of University Professors hanno fatto causa all’Amministrazione per evitare che 9 miliardi di dollari di finanziamenti federali vengano tagliati. Contemporaneamente, 800 studenti con una nota hanno esortato il consiglio di amministrazione a resistere.
Programmi per la diversità, l’equità, l’inclusione sono i primi della lista delle rinunce avanzate dall’Amministrazione Trump che, a inizio aprile, ha inviato una lettera ad Harvard notificandola di aver terminato una revisione sui finanziamenti dell’università per “risparmiare” 9 miliardi di dollari. In coda, ci sarebbe anche una serie di richieste, fra cui, per esempio, vietare l’uso delle mascherine per coprirsi il volto durante le proteste nel campus e la “piena cooperazione” con il Department of Homeland Security per garantire la “piena conformità”.
“Questo caso – si legge nella denuncia dei professori depositata in un tribunale federale di Boston – implica una minaccia senza precedenti da parte dell’Amministrazione Trump di trattenere quasi nove miliardi di dollari di finanziamenti federali a una delle principali università del nostro Paese, a meno che non accetti cambiamenti che compromettano fondamentalmente l’indipendenza del college e il diritto alla libertà di parola dei suoi docenti e studenti”, in quanto violazione del Primo Emendamento.
Il Governo avrebbe chiesto anche di “modificare i programmi di studio e di ricerca per adeguarsi all’ideologia” del presidente. I professori hanno riferito che questi cambiamenti hanno “già causato danni gravi e irreparabili bloccando la ricerca accademica ad Harvard, incluse aree che non hanno alcuna relazione con accuse di antisemitismo o altre violazioni dei diritti civili”.
L’Amministrazione Trump da qualche mese ha lanciato una profonda revisione dei fondi federali destinati alle università statunitensi, per individuare dove effettuare tagli e soprattutto ristabilire l’ordine dopo le proteste pro-palestinesi che l’anno scorso hanno occupato i campus. La prima a essere colpita è stata la Columbia University, a cui sono stati vietati 400 milioni di dollari di fondi nonostante avesse apportato una serie di cambiamenti alla policy universitaria.
Il Governo si sta muovendo anche su un altro fronte: avrebbero superato gli 800 i visti revocati agli studenti internazionali delle università americane, secondo un documento della no-profit NAFSA: Association of International Educators risalente al 10 aprile. Le ragioni non sono sempre chiare, ma il segretario di Stato Marco Rubio qualche settimana fa aveva annunciato che ci sarebbero state delle deportazioni nel caso in cui i ragazzi e le ragazze avessero violato il loro permesso da studente, quindi se avessero preso parte alle proteste pro-Palestina.