Quella prevista oggi al Senato si preannuncia come un’udienza che farà tremare Washington. Sarah Wynn-Williams, ex dirigente di Facebook, si prepara a confermare dettagli esplosivi sulle oscure pratiche segrete di Meta, l’azienda madre della nota piattaforma, informazioni che potrebbero mettere in discussione la sicurezza nazionale e i valori fondamentali degli Stati Uniti.
La donna, che già il mese scorso attraverso un libro di memorie aveva denunciato di aver subito all’interno del colosso molestie sessuali, ora si appresta ad assestare il colpo decisivo. Accusa infatti la multinazionale di aver tradito i principi statunitensi e di aver collaborato segretamente con il governo cinese per accedere al mercato della “Terra di Mezzo” e aver condiviso informazioni sensibili su tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale.
Wynn-Williams testimonierà che il progetto segreto denominato “Aldrin” includeva briefing riservati con Pechino nonché la costruzione di infrastrutture che avrebbero potuto compromettere la sicurezza dei dati degli utenti statunitensi. Secondo la ex dipendente, questa iniziativa ha messo a rischio non solo la sicurezza informatica, ma anche la protezione della privacy e la libertà di parola.
La “whistleblower” di Meta ha dichiarato che il “Progetto Aldrin”, limitato al personale con accesso privilegiato, mirava all’apertura dell'”area orientale”, a qualsiasi costo. Ha spiegato che il gigante dei social media aveva creato un sistema fisico, descritto come un “gasdotto”, che collegava direttamente gli Stati Uniti al Paese. Nonostante gli avvertimenti, l’impresa avrebbe ignorato i rischi legati a questa connessione, che avrebbe potuto consentire al governo cinese di accedere ai dati personali e ai messaggi privati degli utenti americani tramite una “porta sul retro”.
La collaborazione tra la società e Pechino non sarebbe, inoltre, stata casuale. Meta avrebbe iniziato a informare i funzionari sulle tecnologie emergenti già nel 2015, con l’intento di aiutare lo Stato Comunista a superare la concorrenza delle aziende a stelle e strisce, un obiettivo che potrebbe aver incluso anche lo sviluppo di modelli AI per usi militari.
Nonostante le minacce legali e le azioni del marchio, per fermare sia la pubblicazione del libro che impedire la testimonianza, Wynn-Williams si è mostrata determinata a far sentire la sua voce. In una dichiarazione introduttiva, ha sottolineato che “il popolo americano merita di conoscere la verità”. Un forte richiamo alla necessità di maggiore trasparenza e responsabilità da parte delle grandi aziende tecnologiche, che ormai rivestono un ruolo cruciale nelle dinamiche geopolitiche globali.
Nel suo intervento, la donna sfiderà la credibilità di Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Meta, che ha spesso sostenuto di essere un difensore della libertà di espressione, mentre, secondo l’ex dirigente, avrebbe lavorato a stretto contatto con il Partito Comunista Cinese per costruire strumenti di censura su misura.
La testimonianza si preannuncia quindi come un’ulteriore opportunità per fare luce sulle pratiche segrete dell’azienda, che ora si trova al centro di crescenti critiche.