Il Dipartimento di Stato sta imponendo una linea anti-immigrazione molto dura. Nelle ultime settimane, a numerosi immigrati regolari, soprattutto giovani universitari, sono stati revocati i visti per entrare e vivere temporaneamente negli Stati Uniti. Ma Sabato, il segretario di Stato Marco Rubio ha annunciato sul suo account X che a tutti i titolari di passaporto sud sudanese verrà tolto il visto e impedito “l’ingresso negli USA, con effetto immediato, a causa del fallimento del governo di transizione del Sud Sudan nell’accettare il ritorno dei suoi cittadini rimpatriati in modo tempestivo”.
Questa misura adottata da Rubio è, secondo il segretario di Stato, la conseguenza dell’incapacità del governo di transizione del Sud Sudan di riaccogliere “in modo tempestivo” i suoi cittadini, dopo che gli Stati Uniti non rinnoveranno loro lo status di protezione temporanea (TPS), in scadenza il 3 maggio. Washington “sarà pronta a rivedere queste azioni quando il Sud Sudan sarà in piena cooperazione”, si legge nella dichiarazione ufficiale.
Il TPS è un visto pensato e approvato dall’Amministrazione Biden per tutti i cittadini stranieri che non possono rientrare nel proprio Paese in sicurezza, a causa di guerre, disastri naturali o altre “condizioni straordinarie”. In questo caso, il Sud Sudan vive da anni nell’instabilità: milioni di persone soffrono la fame, mentre i leader politici continuano a scontrarsi senza collaborare. Le Nazioni Unite hanno più volte richiamato l’attenzione del mondo sul possibile scoppio di una guerra civile, che peggiorerebbe questa crisi umanitaria. Secondo i dati del Dipartimento per la Sicurezza Interna risalenti a settembre 2023, gli Stati Uniti accolgono circa 133 sudsudanesi con il TPS e altri 140 hanno i requisiti necessari per poter fare domanda, su circa 1,2 milioni di persone residenti in USA con questo programma.
I sud sudanesi non sono gli unici a essere stati colpiti da questa dura politica anti-immigrazione. A gennaio, l’Amministrazione Trump ha revocato il TPS a circa 600.000 venezuelani. Tuttavia, il Sud Sudan è il primo Paese al quale, in generale, vengono vietati tutti i visti d’ingresso. Ci sono stati altri casi dove i visti sono stati revocati o rifiutati, ma hanno sempre colpito i singoli cittadini e per motivi specifici.
Per esempio, nelle scorse settimane, diverse università hanno riferito che ad alcuni studenti internazionali è stato revocato il visto per studio da parte dell’Ufficio Immigrazione e Dogana (ICE). Fra queste, ci sono la Minnesota State University a Mankato, la University of Massachusetts ad Amherst, la Arizona State, la Cornell University, la North Carolina State University, la University of Oregon, la University of Texas ad Austin, la University of Colorado, la University of Alabama, la Ohio State University, e la Turfs a Boston, dove le registrazioni di una studentessa di medicina arrestata per strada dagli agenti dell’ICE hanno fatto il giro del mondo.
Se i funzionari universitari non avessero condotto delle analisi interne, non avrebbero mai scoperto che ad alcuni alunni era stato revocato il visto perché il Dipartimento di Stato non ha mandato comunicazioni.
Le motivazioni delle revoche spesso si riconducono alla partecipazione alle proteste pro-Palestina che a maggio 2024 hanno coinvolto migliaia di campus in tutti gli Stati Uniti. Il segretario di Stato Rubio, che ha parlato di “oltre 300 visti già revocati”, era stato molto chiaro: “Gli Stati Uniti vi danno un visto per venire a studiare e laurearvi, non per diventare degli attivisti che distruggono i nostri campus universitari. Se vi abbiamo concesso un visto e voi decide di comportarvi così, allora ve lo togliamo”. Detto, fatto.