Il giudice distrettuale James Boasberg ha tenuto oggi un’udienza per valutare se l’amministrazione Trump abbia violato la sua ordinanza disponendo la deportazione di presunti membri della gang venezuelana Tren de Aragua attraverso l’Alien Enemies Act che risale al 1798, una legge di guerra che permette di arrestare e deportare cittadini di età superiore ai 14 anni provenienti da Paesi pronti a una “invasione o incursione predatoria”, senza alcuna procedura di verifica giudiziale dei loro diritti. Una legge usata solo tre volte: nella guerra del 1812, poi durante la Prima Guerra Mondiale, infine durante la Seconda Guerra Mondiale quando furono arrestati e messi in campi di concentramento tanti americani di origine tedesca, italiana e – soprattutto – giapponese. Ed è proprio questo il punto. Si può applicare una legge di guerra senza che il Congresso abbia dichiarato la guerra?
Durante un’udienza del 15 marzo scorso, il magistrato su richiesta di quattro avvocati dei deportati che avevano contestato la decisione della Casa Bianca di deportare i loro clienti evitando il procedimento giudiziario, aveva ordinato che eventuali voli già partiti venissero fatti rientrare negli Stati Uniti. I due aerei non hanno eseguito il rientro. Il governo ha sostenuto che l’ordine fosse solo orale e che i voli erano già fuori dallo spazio aereo statunitense, quindi i rimpatri non potevano avvenire più.
Nei giorni successivi il giudice ha chiesto chiarimenti formali e convocato i legali dell’esecutivo per spiegare “perché l’ordine restrittivo della Corte fosse stato violato”.
Il magistrato è così diventato suo malgrado il protagonista di uno scontro diretto con l’amministrazione Trump, che ha finora rifiutato di fornire informazioni sia sui voli che sugli espulsi, invocando il segreto di Stato. Il segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato che la divulgazione di dati relativi a tempistiche e rotte degli aerei “minaccerebbe gravemente gli interessi degli Stati Uniti in materia di affari esteri e sicurezza nazionale”. Ma non tutte le persone arrestate ed espulse erano venezuelane. Nei giorni scorsi l’Amministrazione Trump ha ammesso di aver erroneamente deportato in El Salvador un residente del Maryland “a causa di un errore amministrativo” e ha sostenuto di non poterlo rimpatriare perché ora si trova sotto la custodia del Salvador. “Kilmar Abrego-Garcia (questo il nome dell’uomo) non era sul manifesto iniziale del volo per El Salvador”, ha affermato Robert Cerna, direttore ad interim dell’ufficio per l’immigrazione e le dogane (Ice) nella sua dichiarazione. Si è trattato di una svista.
Il vice presidente Vance ha difeso l’espulsione di Kilmar Abrego-Garcia. “Nel 2019 un giudice per l’immigrazione ha determinato che apparteneva alla gang Ms-13. Sembra che abbia accumulato anche diverse violazioni del codice stradale per le quali non si è mai presentato in tribunale”, ha scritto Vance in un post su X, accusando la stampa di diffondere “propaganda” raccontando la storia dell’uomo facendolo passare come un martire. «Si tratta di un immigrato irregolare che non ha alcun diritto di soggiornare nel nostro Paese», ha aggiunto Vance, sostenendo che all’uomo non spetta un processo completo perché non è un cittadino statunitense. Abrego Garcia è salvadoregno con un regolare permesso di soggiorno dopo che nel 2019 un giudice dell’immigrazione gli aveva concesso lo status di protezione, vietando al governo federale di reinviarlo a El Salvador pur mantenendo la possibilità di una sua estradizione in un altro Paese. Secondo quanto ricostruito dalla Cnn, Abrego Garcia sarebbe entrato illegalmente negli Usa nel 2011. Il suo avvocato sostiene che non ha mai fatto parte dell’Ms-13.
Nell’udienza che si è tenuta oggi il giudice Boasberg ha detto di credere che sia probabile che l’amministrazione Trump abbia volutamente violato il suo ordine che bloccava i voli di deportazione e abbia agito in “malafede” inviando migranti venezuelani a El Salvador. “Se veramente l’Amministrazione avesse creduto che quello che è stato fatto quel giorno fosse legale non avrebbe agito come ha fatto”, ha detto Boasberg agli avvocati del Dipartimento di Giustizia evidenziando l’urgenza dell’amministrazione Trump di far partire i voli prima che lui si pronunciasse.
Il giudice ora sta esaminando se ci siano o meno probabili cause che dimostrino che l’amministrazione Trump abbia violato il suo ordine, dicendo che probabilmente non emetterà una sentenza prima della prossima settimana.
Ancora non è chiaro chi abbia deciso di non far tornare negli Stati Uniti gli aerei dopo la decisione del magistrato. L’avvocato del Dipartimento di Giustizia Drew Ensign ha detto di non sapere chi abbia dato l’ordine, suggerendo che il giudice dovrebbe convocare i funzionari di Trump per avere da loro la risposta.
La Corte Suprema sta ora valutando se respingere l’ordine di Boasberg e consentire la ripresa dei voli poiché la Casa Bianca ha fatto ricorso contro la decisione del giudice all’Alta corte dopo che una corte d’appello federale ha deciso di mantenere in vigore l’ordine emesso dal magistrato di primo grado. Non è chiaro quando la Corte Suprema si pronuncerà, ma una decisione potrebbe essere emessa in qualsiasi momento.