Cresce l’ansia tra i 12,8 milioni di titolari di Green card, dopo una serie di detenzioni, interrogatori e deportazioni da parte delle autorità di frontiera statunitensi.
Nonostante i numeri degli arresti sono ancora ridotti, diverse testimonianze rilanciate sui social media hanno provocato grande preoccupazione fra i residenti. Alcuni utenti hanno raccontato di essere stati trattenuti per ore alla dogana sotto interrogatorio, altri hanno riferito che gli agenti hanno tentato di far firmare loro il documento per rinunciare alla carta verde, l’I-407. Da giorni, vengono riprese anche dai giornali le registrazioni degli arresti di Mahmoud Khalil, studente con Green card della Columbia University a New York, e Rumeysa Öztürk, alunna con visto della Turfs University in Massachusetts.
A fronte di queste notizie, numerosi titolari di carta verde hanno annullato i viaggi all’estero. A valanga si sono rivolti agli avvocati dell’immigrazione, che hanno cominciato ad avvertire i clienti che rientrando negli Stati Uniti potrebbero essere “esposti a scrutinio” e che quindi è fondamentale “conoscere i propri diritti” ed evitare di firmare fogli senza avere la certezza di quale documento si tratti nello specifico. Altri si chiedono se sia il momento di richiedere la cittadinanza o, in alternativa, di lasciare gli Stati Uniti definitivamente per sentirsi più sicuri.
Con un commento al Washington Post, Hilton Beckham, assistente del commissario della U.S. Customs and Border Protection, ha dichiarato che “l’Amministrazione Trump sta facendo rispettare le leggi sull’immigrazione, cosa che la precedente non è riuscita a fare. Coloro che le violano saranno processati, trattenuti e rimossi come richiesto. I titolari di carta verde che non hanno infranto alcuna legge statunitense, non hanno commesso frodi nella presentazione delle domande o non hanno richiesto un permesso di rientro dopo un lungo periodo di viaggio non hanno nulla da temere per quanto riguarda l’ingresso e l’uscita dal Paese”.
Qualche settimana fa, il vicepresidente JD Vance è intervenuto su Fox News affermando che i titolari di carta verde non hanno “un diritto indefinito di stare negli Stati Uniti”. Non si tratta di “libertà di parola” o “sicurezza nazionale”, ma la questione è più ampia fino a mettere in discussione chi può far parte della società americana. “Se il segretario di Stato [Marco Rubio] e il presidente decidono che questa persona non dovrebbe essere in America e non ha il diritto legale di rimanere qui, è semplice”.
Gli avvocati sostengono che sia ancora troppo presto per tirare delle conclusioni definitive. È indubbio che le politiche sull’immigrazione siano molto più aggressive, ma non è una sorpresa dopo le promesse di Trump durante la campagna elettorale e i risultati del primo mandato. Dal 2017 al 2021 sono state emesse 418.000 carte verdi in meno rispetto al secondo mandato di Obama e al momento l’Amministrazione Trump starebbe lavorando su una misura per sospendere le domande degli immigrati a cui è stato concesso lo status di rifugiato o richiedente asilo.