Il settore turistico degli Stati Uniti, tradizionalmente uno dei più dinamici e redditizi, si trova ad affrontare nuove sfide. Secondo un recente rapporto della società di ricerca Tourism Economics, la previsione di crescita per i viaggi verso l’America, che inizialmente era stimata al 9%, è ora stata rivista al ribasso, con una diminuzione del 5,5% per il 2025. Le cause di questo crollo sono molteplici, e vanno dalle guerre commerciali alle politiche interne sempre più divisive, che stanno influenzando negativamente l’immagine del paese a livello globale.
Le grandi città simbolo come New York, San Francisco e Chicago e i celebri parchi nazionali di Yellowstone e Yosemite, sono da decenni mete di richiamo per i turisti di tutto il mondo. Tuttavia, l’atmosfera politica sempre più tesa, e le nuovi leggi migratorie introdotte dal Presidente Donald Trump, stanno cambiando il volto degli USA.
La ricerca di Tourism Economics mette in evidenza come un’ulteriore escalation delle guerre tariffarie possa aggravare la situazione, con una possibile riduzione annuale della spesa turistica di 18 miliardi di dollari entro il 2025. Un esempio di questa tendenza è il calo dei viaggiatori dal Canada, che da sempre hanno implementato i principali flussi turistici internazionali nello Stato.
Le politiche tariffarie adottate dall’amministrazione Trump hanno ridotto l’inclinazione dei canadesi a visitare le città americane. Air Canada ha annunciato una diminuzione dei voli verso alcune delle destinazioni più popolari, come Las Vegas, a fronte di una minore domanda. Secondo i dati, le prenotazioni sono crollate di oltre il 70% rispetto allo scorso anno
Un sondaggio condotto da Leger ha rivelato che il 36% dei cittadini del “paese della foglia d’acero” ha cancellato i suoi piani di viaggio verso la terra a “stelle e strisce” a causa di una serie di fattori, tra cui l’incertezza politica e le politiche discriminatorie, specialmente nei confronti di migranti e minoranze. Molti viaggiatori dichiarano di sentirsi meno benvenuti nello stato confinante.
Anche la crescente sfiducia in Europa rappresenta un segnale preoccupante. Dopo la rielezione del leader del GOP gli atteggiamenti nei confronti degli Stati Uniti sono cambiati radicalmente, con una maggioranza della popolazione in paesi come Gran Bretagna, Germania e Svezia che ora nutre opinioni negative verso la Nazione.
A questo si unisce pure la gestione delle frontiere che sta diventando un tema controverso. Le testimonianze di alcuni turisti fermati e trattenuti in condizioni di detenzione per giorni contribuiscono a costruire una reputazione sempre più negativa. Le nuove politiche doganali, sebbene giustificate da motivi di sicurezza, stanno alimentando la percezione che gli Stati Uniti stiano diventando una destinazione difficile e rischiosa per i visitatori.
A trarre vantaggio da questa situazione, sembrano essere alcune rotte alternative come l’arcipelago delle Bermuda, situato nell’Oceano Atlantico, che ha registrato un significativo aumento delle prenotazioni da parte dei canadesi. Anche l’Europa sta vivendo un incremento simile nelle richieste, con una crescita del 32% nelle prenotazioni estive. Non solo i turisti, ma anche le imprese stanno indirizzando i loro investimenti e viaggi d’affari verso altre mete, distogliendo l’attenzione dai circuiti americani.
A risentire pesantemente della situazione potrebbe essere anche il turismo sportivo. Con la Coppa del Mondo FIFA del 2026 che si terrà in America, Canada e Messico, le restrizioni sui visti e i ritardi nei controlli stanno alimentando preoccupazioni. Il Comitato Olimpico Internazionale ha espresso timori in vista delle Olimpiadi di Los Angeles del 2028, sebbene le autorità statunitensi insistano sul fatto che il paese sarà aperto agli eventi internazionali.
La perdita di fiducia dei viaggiatori rischia di avere ripercussioni economiche gravi, con un impatto che potrebbe essere difficile da invertire nel lungo termine.