Ieri sera, il presidente Trump firmato un nuovo ordine esecutivo con il quale intende eliminare i contenuti “divisivi” dai musei della Smithsonian Institution, ripristinando al contempo “monumenti, memoriali, statue” che sono stati rimossi negli ultimi cinque anni.
Il provvedimento, denominato Restoring Truth and Sanity to American History”, in particolare, consentirà al vicepresidente JD Vance di eliminare ciò che ritiene “improprio” dagli edifici dell’organizzazione, compresi i suoi musei, centri di istruzione e ricerca e il National Zoo. La scheda informativa della Casa Bianca afferma l’ordine che si concentrerà sulla rimozione dell'”ideologia antiamericana”.
Lo Smitshonian è un ente culturale e scientifico fondato nel 1846, ed ha sempre lavorato in modo autonomo: l’istituto è considerato il custode della storia americana. “Nell’ultimo decennio, gli americani hanno assistito a uno sforzo per riscrivere la storia della nostra nazione, con la sostituzione di fatti oggettivi con una narrazione distorta guidata dall’ideologia, piuttosto che dalla verità”, si legge nell’ordine esecutivo di Trump, “Questo movimento revisionista cerca di minare i notevoli risultati degli Stati Uniti gettando una luce negativa sui suoi principi fondanti e sulle sue pietre miliari storiche”.
Il provvedimento cita esempi di mostre che, secondo il leader MAGA, ritraggono i valori americani e occidentali come “intrinsecamente dannosi e oppressivi”. Proibisce inoltre a qualsiasi donna transgender di essere inclusa nel futuro American Women’s History Museum, che attualmente esiste come mostra online e la cui costruzione potrebbe richiedere più di 10 anni.
L’ordine prende di mira anche il National Museum of African American History and Culture, inaugurato nel 2016, sostenendo che il museo “ha proclamato che il duro lavoro, l’individualismo e la famiglia nucleare sono aspetti della cultura bianca”.
Vance, ora, avrà il compito di attuare le politiche previste dall’ordinanza e collaborerà con il Congresso e l’Office of Management and Budget per trattenere i finanziamenti per le mostre che, a suo giudizio, “degradano i valori americani e dividono gli statunitensi in base alla razza”. I fondi federali costituiscono il 62 percento del budget annuale dello Smithsonian, che riceve al contempo circa 300 milioni di dollari l’anno da privati.
Come facilmente presumibile, l’executive order firmato da Trump ha suscitato diverse polemiche.
In particolare, Adam Rothman, professore di storia americana alla Georgetown University ha affermato al Washington Post: “La proclamazione del presidente manca di rispetto alle migliaia di ricercatori, scienziati, guide, interpreti, docenti ed a innumerevoli altre persone che lavorano duramente ogni giorno per preservare e raccontare la storia della nazione in modo veritiero”.