Due giornalisti dell’Associated Press hanno testimoniato ieri sui danni causati dal provvedimento preso dal presidente Trump, che ha escluso l’agenzia dal pool stampa della Casa Bianca. La decisione in questione è arrivata poco dopo il ritorno a Washington DC del leader MAGA, quando i reporter di AP rifiutarono di riferirsi al Golfo del Messico come “Golfo d’America”.
Ieri, in tribunale, nel corso dell’udienza che potrebbe ripristinare l’accesso dei reporter dell’agenzia al press pool che segue il presidente, hanno preso la parola il capo corrispondente dell’AP alla Casa Bianca, Zeke Miller, ed Evan Vucci, il fotografo di punta a Washington DC.
I due hanno affermato che da quando la testata è stata esclusa dalla West Wing e dall’Air Force One ha difficoltà a coprire adeguatamente le notizie, soprattutto in tempi brevi. “L’AP viene ripetutamente tenuta fuori a causa del nostro giornalismo”, ha spiegato Miller.
Il mese scorso l’agenzia ha citato in giudizio tre alti funzionari della Casa Bianca per il divieto, dopo che i suoi giornalisti erano stati banditi dallo Studio Ovale e dall’Air Force One. L’AP e i gruppi per la libertà di stampa sostengono che l’amministrazione Trump sta cercando di sopprimere la copertura mediatica che non ritiene sufficientemente favorevole, avvertendo al contempo le altre testate sui “rischi” a cui potrebbero andare incontro.
Miller ha inoltre rivelato che l’11 febbraio venne convocato nell’ufficio della portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt. Quest’ultima gli spiegò che Trump non aveva affatto gradito la decisione dell’agenzia di non voler adottare il toponimo di “Golfo d’America” nei suoi articoli. Dopo aver informato Miller della decisione del presidente, Leavitt ha poi annunciato che la Casa Bianca avrebbe preso il controllo del pool stampa, un lavoro solitamente gestito dalla White House Correspondents’ Association.
Sebbene l’amministrazione abbia sostenuto nei documenti depositati in tribunale che l’AP mantiene il diritto di far parte del team di giornalisti che seguono il leader MAGA, da quando l’amministrazione ha assunto il controllo dell’organismo, l’agenzia non è ancora stata selezionata per farne parte.
Secondo Miller, la “punizione” inflitta all’AP sta condizionando anche gli altri giornalisti, che sembrano essere più accomodanti nei confronti di Trump, quando pongono le loro domande.
In un editoriale pubblicato questa settimana sul Wall Street Journal, la direttrice esecutiva dell’AP, Julie Pace, ha affermato che l’agenzia “ha perseguito ogni strada possibile per risolvere la questione prima di intraprendere un’azione legale”.
“Oggi il governo degli Stati Uniti vuole controllare le parole dell’Associated Press”, ha aggiunto, “Domani potrebbe toccare a qualcun altro”.