Con una serie di cartelloni pubblicitari digitali, ovvero schermi elettronici di grande formato, in 13 Stati USA e nell’area di Washington, il governo canadese attacca i dazi del 25% imposti da Donald Trump, definendoli “una tassa sul conto della spesa degli americani”. Venerdì mattina, il leader della Casa Bianca ha avuto una chiamata “produttiva” con il neoeletto presidente canadese Mark Carney proprio su questo tema, senza entrare troppo nel dettaglio.
I cartelloni, che mostrano contenuti dinamici con testi, immagini in movimento e animazioni, mirano a sensibilizzare sull’impatto economico dei dazi, inclusi quelli su acciaio, alluminio e auto. Trump aveva inoltre minacciato di aumentare ulteriormente la percentuale, arrivando al 50%, se il Canada non avesse ritirato le aliquote reciproche contro gli Stati Uniti. Ottawa aveva minacciato ritorsioni da 21 miliardi e ha sospeso un sovrapprezzo sull’elettricità dopo che il presidente americano ha rinunciato a raddoppiare i dazi sul metallo canadese.
John Babcock, portavoce di Global Affairs Canada (GAC), il dipartimento del governo canadese fondato nel 1909 e responsabile della gestione delle relazioni diplomatiche e consolari del Paese, del commercio e dell’assistenza umanitaria internazionale, ha detto ai media che “il governo del Canada ha lanciato una campagna educativa per informare gli americani sugli impatti economici dei dazi. La campagna è un investimento strategico negli interessi economici a lungo termine del Canada e nelle sue relazioni commerciali con gli Stati Uniti”. Babcock ha aggiunto inoltre che “le tariffe si traducono in un aumento dei costi per gli elementi essenziali di tutti i giorni, tra cui carburante e generi alimentari. Lo scopo dei cartelloni pubblicitari digitali è quello di aumentare la comprensione del pubblico americano e contrastare la disinformazione”.
Il portavoce ha dichiarato che i cartelloni sono attualmente stati installati in Arizona, Colorado, Florida, Georgia, Michigan, Minnesota, Nevada, New Hampshire, Carolina del Nord, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin, nonché a Washington, D.C. e nelle aree circostanti. La maggior parte di questi Stati è pro-Trump.