Rabbia e promesse di ritorsione. Le principali economie mondiali hanno reagito con fermezza all’annuncio di Donald Trump di imporre dazi del 25% sulle auto importate. La misura, che entrerà in vigore il 3 aprile, ha scatenato minacce da parte dei governi da Ottawa a Parigi.
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, parlando di “profondo rammarico”, ha condannato l’iniziativa come dannosa per le imprese e i consumatori: “I dazi sono tasse – negative per le imprese, peggiori per i consumatori sia negli Stati Uniti che nell’Unione Europea”. I 27 si vedranno il 7 aprile al Consiglio dei ministri del Commercio. Il peso delle tariffe Usa su acciaio e alluminio europeo, che dovrebbero entrare in vigore il 13 aprile, è stato stabilito in 26 miliardi di euro. Il piano Ue prevede ritorsioni su una lista di prodotti che possono avere alternative interne, prendendo di mira quelli che provengono da Stati a maggioranza repubblicana per massimizzare l’effetto sugli alleati di Donald Trump e minimizzare i problemi di approvvigionamento europeo.
Il primo ministro canadese, Mark Carney, ha parimenti definito i dazi “un attacco diretto” al settore industriale del suo Paese e ha annunciato che presto verranno annunciate analoghe misure di ritorsione.
Il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, ha invocato una risposta dura da parte dell’UE: “Non possiamo accettarlo passivamente. L’Europa deve dimostrare di saper difendere i propri interessi economici”, le parole del conservatore. L’industria automobilistica germanica, già sotto pressione per l’aumento dei costi e la concorrenza asiatica, ha definito la mossa americana “un colpo fatale” per il commercio globale.
Anche la Francia ha reagito con preoccupazione. Il ministro delle Finanze di Parigi, Eric Lombard, ha affermato che l’unica risposta adeguata sarà un rialzo dei dazi da parte di Bruxelles. Furioso anche il Regno Unito che intanto, forse nel tentativo di ottenere un’esenzione, ha minacciato di rivedere i sussidi concessi a Tesla.
Nel 2024, gli Stati Uniti hanno importato prodotti automobilistici per un valore di 474 miliardi di dollari, di cui 220 miliardi relativi a vetture. Le case automobilistiche europee, che esportano per oltre 40 miliardi di dollari negli Stati Uniti, sono particolarmente esposte ai nuovi dazi: i principali fornitori sono Canada, Messico, Giappone, Corea del Sud e Germania.
Secondo un funzionario della Casa Bianca consultato dall’Associated Press, le nuove tariffe si applicherebbero nel tempo sia alle auto finite che alle parti utilizzate nei veicoli – e andrebbero ad aggiungersi alle tasse già esistenti. L’amministrazione sostiene che le case automobilistiche statunitensi abbiano una capacità produttiva in eccesso che consentirà loro di aumentare la produzione per evitare i dazi, producendo di più a livello nazionale.
Messico, Giappone e Corea del Sud, tra i Paesi più colpiti, hanno intensificato gli sforzi diplomatici e finanziari per mitigare gli effetti dell’annuncio. La leader messicana Claudia Sheinbaum ha inviato migliaia di agenti della Guardia Nazionale al confine per limitare l’immigrazione illegale, sperando di ottenere concessioni da Washington. Il governo sudcoreano ha annunciato un investimento di 21 miliardi di dollari negli Stati Uniti, mentre il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha offerto fino a 1.000 miliardi di dollari in investimenti americani e maggiori acquisti di gas naturale statunitense.
Il ministero degli Esteri cinese ha dichiarato che l’approccio della Casa Bianca viola le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, mina il sistema commerciale multilaterale e “non favorisce la soluzione dei propri problemi”.
Gli esperti prevedono un impatto negativo sulla crescita economica mondiale e un aumento dei costi per i consumatori statunitensi. “Le aziende non assorbiranno i costi aggiuntivi: saranno i clienti a pagare il conto”, ha dichiarato Michael Robinet di S&P Global Mobility al New York Times. Negli USA, il prezzo medio di un’auto nuova è vicino ai 50.000 dollari – ma le tariffe di Trump potrebbero renderla più cara più di circa 10.000 dollari.
“I dazi imposti oggi renderanno più costosa la produzione e la vendita di automobili negli Stati Uniti, portando in ultima analisi a prezzi più alti, meno opzioni per i consumatori e meno posti di lavoro nel settore manifatturiero statunitense”, ha dichiarato Jennifer Safavian, presidente e amministratore delegato di Autos Drive America, che rappresenta le attività statunitensi delle case automobilistiche straniere.
L’effetto sui mercati non si è fatto attendere: le azioni di Volkswagen, Mercedes-Benz e BMW sono scese fino al 3%, mentre in Asia Toyota, Honda, Nissan, Hyundai e Kia hanno registrato cali tra il 2 e il 6%. A Wall Street, mercoledì. le azioni di General Motors e Stellantis sono scese di oltre il 3%, mentre il titolo Ford è rimasto pressoché invariato.
Trump ha intanto avvertito che ulteriori tariffe potrebbero colpire l’Europa e il Canada se questi tenteranno ritorsioni. “Se Bruxelles collabora con Ottawa per danneggiare economicamente gli Stati Uniti, verranno imposti a entrambi dazi su larga scala, molto più grandi di quelli attualmente previsti, per proteggere il miglior amico che ciascuno di questi due Paesi abbia mai avuto”, ha dichiarato in un post su Truth Social il presidente.
L’amministrazione repubblicana ha già imposto un dazio del 20% su tutte le importazioni dalla Cina, e altre tariffe del 25% su Messico e Canada, con una tassa inferiore del 10% sui prodotti energetici canadesi. Alcune parti dei dazi su Messico e Canada sono state tuttavia sospese, comprese le tasse sulle auto, dopo che le case automobilistiche si erano opposte e Trump ha risposto concedendo loro una tregua di 30 giorni che scadrà ad aprile.