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Negoziati Riad: accordo Ucraina-Russia su passaggio sicuro nel Mar Nero

Washington promette accesso ai mercati per l’export russo e stop agli attacchi alle infrastrutture

Paolo CordovabyPaolo Cordova
Negoziati Riad: accordo Ucraina-Russia su passaggio sicuro nel Mar Nero

A ship is in the Black Sea off the coast of Odesa, southern Ukraine. Despite Russian strikes on Ukraine’s port infrastructure, the Ukrainian Sea Corridor, which guarantees global food security, continues to operate. (Photo by Ukrinform/Ukrinform/Sipa USA)

Time: 4 mins read

Mosca, Kyiv e Washington si sono accordati per “garantire una navigazione sicura” nel Mar Nero. Ad annunciarlo è stata martedì la Casa Bianca in una dichiarazione che fa seguito ad oltre 24 ore complessive di colloqui “tecnici” (e paralleli) nella capitale saudita Riad con le delegazioni di Russia e Ucraina.

“Gli Stati Uniti contribuiranno a ripristinare l’accesso della Russia al mercato mondiale delle esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti, a ridurre i costi delle assicurazioni marittime e a migliorare l’accesso ai porti e ai sistemi di pagamento per tali transazioni”, si legge nel comunicato.

Inoltre, prosegue il documento, Washington e Mosca si sono impegnate ad adottare misure per l’attuazione dell’accordo tra Trump e  Putin “per vietare gli attacchi contro le strutture energetiche di Russia e Ucraina”.

“Gli Stati Uniti e la Russia continueranno a lavorare per il raggiungimento di una pace duratura e sostenibile”. Gli Stati Uniti hanno ribadito l’imperativo del Presidente Donald J. Trump di fermare le uccisioni da entrambe le parti del conflitto tra Russia e Ucraina, come passo necessario per raggiungere una soluzione di pace duratura”, ha aggiunto il documento.

Da parte russa non è stata rilasciata alcuna dichiarazione. Una nota congiunta era attesa nel primo pomeriggio di martedì, ma in mattinata è stato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, a lanciare la smentita. “Stiamo parlando di negoziati tecnici (…) quindi, ovviamente, il loro contenuto non sarà sicuramente pubblicato”. “C’è l’intesa che i contatti continueranno, ma al momento non c’è nulla di concreto”, ha continuato Peskov, specificando che per il momento non è previsto un incontro a tre tra Russia, Stati Uniti e Ucraina.

Qualcuno a Mosca aveva già puntato il dito contro Kyiv, rea di aver fatto saltare un accordo apparentemente raggiunto. “È sintomatico che abbiano discusso per dodici ore e apparentemente concordato un documento che poi non è stato adottato a causa della posizione ucraina”, ha commentato sardonicamente il senatore russo Vladimir Chizhov alla televisione di Stato.

Ai colloqui russo-statunitensi si è parlato soprattutto del destino dell’accordo sui cereali, noto anche come Iniziativa del Mar Nero, concordato da Russia e Ucraina nel luglio 2022 con la mediazione della Turchia e delle Nazioni Unite. L’intesa prevedeva la creazione di un corridoio sicuro per l’esportazione di grano ucraino attraverso il Mar Nero e l’eliminazione delle restrizioni all’esportazione di fertilizzanti russi per scongiurare una crisi alimentare globale.

Mosca si è tuttavia ritirata dall’accordo nel luglio del 2023, denunciando presunte inadempienze da parte occidentale. Ora, Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov  chiede “garanzie chiare” di sicurezza e il rispetto delle proprie condizioni come prerequisito per un ritorno al tavolo.

Garanzie che, ha specificato il capo diplomatico russo citato dall’agenzia russa Interfaks, “possono essere solo il risultato di un comando di Washington a Zelensky e al suo team”. Secondo Lavrov, gli statunitensi sanno che “solo Washington può ottenere risultati positivi nel fermare gli attacchi terroristici, nel fermare i bombardamenti delle infrastrutture civili, delle infrastrutture energetiche non legate al complesso militare-industriale”. “La nostra posizione è semplice: non possiamo fidarci della parola di Zelensky”, la chiosa.

Gli Stati Uniti, nel frattempo, stanno cercando di mediare una tregua limitata, focalizzata sulla protezione delle infrastrutture energetiche e portuali ucraine, bersagli privilegiati dei raid russi. Secondo fonti ucraine, i colloqui tra Kyiv e Washington, tenutisi esattamente 24 ore prima dell’incontro russo-statunitense, si sono concentrati propri sulla sicurezza dei porti di Odessa, Mykolaiv e Kherson, quest’ultimo ancora paralizzato dalla vicinanza al fronte.

La delegazione statunitense ai colloqui di lunedì era guidata da Andrew Peek, direttore del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, e da Michael Anton, funzionario senior del Dipartimento di Stato, secondo quanto riportato dalla Reuters. Quella russa comprendeva invece Grigory Karasin, presidente del Comitato per gli affari internazionali del Consiglio della Federazione, e Sergei Beseda, consigliere del direttore dell’FSB Alexander Bortnikov.

Le divergenze tra le parti in conflitto restano ragguardevoli. Mosca continua a insistere sul blocco dell’adesione dell’Ucraina alla NATO e la cessazione degli aiuti militari occidentali. Da parte sua, Zelensky ha chiesto la presenza di una terza parte neutrale per monitorare qualsiasi accordo di cessate il fuoco (mentre Pechino ha smentito la candidatura a forza d’interposizione in virtù dei legami con Mosca).

Gli Stati Uniti e l’Ucraina avevano inizialmente appoggiato un cessate il fuoco più ampio di 30 giorni, che il Cremlino ha tuttavia trasformato in una mera sospensione di 30 giorni degli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine a seguito di una telefonata tra Trump e Putin – anche se Kyiv sostiene che la Russia avrebbe continuato imperterrita ad attaccare obiettivi civili.

Nel frattempo, come segnala l’Institute for the Studies of War, negli ultimi giorni le forze ucraine sono riuscite ad avanzare a Demidovka, al confine nord-ovest della regione di Belgorod, dopo una serie di attacchi prolungati nella zona. Le truppe di Kyiv hanno anche attaccato diversi ponti nelle vicinanze, come quello vicino a Grafovka e Nadezhevka, per complicare la logistica russa – con le forze russe che hanno risposto con il dispiegamento di truppe di confine e unità speciali.

Il ministero della Difesa russo ha denunciato martedì una serie di attacchi deliberati da parte di droni ucraini contro infrastrutture energetiche civili sul territorio russo. In particolare, uno degli attacchi condotti lunedì ha colpito una linea elettrica ad alta tensione che collega la centrale nucleare di Rostov con la città di Tikhoretsk, situata nella regione meridionale di Krasnodar. Un altro raid ha invece preso di mira la stazione di distribuzione del gas di Svatovo, nell’area di Lugansk occupata dai russi.

“Zelensky conferma la sua incapacità di rispettare gli impegni, rendendo impossibile per eventuali garanti esterni controllarlo”, ha dichiarato il ministero russo in una nota dai toni durissimi.

Dall’altra parte del confine, l’Ucraina conta ancora le vittime di un devastante attacco missilistico russo che ha colpito il centro di Sumy lunedì. Il bilancio delle persone ferite è salito a 101, tra cui 23 bambini, secondo quanto riferito dall’amministrazione regionale. Il raid ha devastato edifici residenziali e una scuola, costringendo all’evacuazione d’emergenza studenti e insegnanti. Nella notte, la Russia ha intensificato ulteriormente la pressione lanciando un missile balistico e 139 droni, tra velivoli da attacco e droni esca, contro diverse aree dell’Ucraina. L’aeronautica di Kiev ha riportato danni e feriti in almeno sette regioni colpite.

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