Sono stati scelti per sapere tutto sulle minacce che gravitano sull’America, ma non sono in grado di custodirne i segreti. Un pessimo debutto per i vertici dell’Intelligence: nel loro primo incontro con i senatori della Commissione sui Servizi Segreti, anziché parlare delle minacce globali che gravitano sul Paese, hanno dovuto rispondere alle indignate domande su come fosse stato possibile che a prendere parte alla chat in cui veniva programmato il bombardamento degli Houti nello Yemen fosse stato invitato anche il direttore della rivista The Atlantic, Jeffrey Goldberg.
In un lungo articolo, l’editor in chief dello storico settimanale ha raccontato di essere rimasto sorpreso dell’invito che gli era stato esteso dal Consigliere per la Sicurezza Nazionale Mike Waltz di entrare nel gruppo e che riteneva fosse uno scherzo. Poi, dopo aver letto gli sferzanti messaggi contro l’Europa che i consiglieri di Trump si scambiavano mentre preparavano l’intervento militare per proteggere la navigazione nel Golfo di Aden e colpire gli Houti descrivendo nei dettagli le informazioni sugli obiettivi da colpire e le armi da usare, ha capito che la conversazione era vera. Dopo queste clamorose rivelazioni l’audizione della direttrice dell’Intelligence nazionale Tulsi Gabbard, del direttore della CIA John Ratcliff e del direttore dell’FBI Kash Patel si è trasformata in un pesante atto d’accusa per la dilettantesca superficialità mostrata dai vertici militari e dell’intelligence.
In mattinata si è svolta l’audizione pubblica, nel corso della quale i senatori hanno svilito, al limite dell’insulto, l’apparato organizzativo della Casa Bianca. Mark Warner della Virginia, vicepresidente del comitato, ha denunciato quello che ha definito un “comportamento dilettantistico, negligente e incompetente” da parte dei massimi funzionari dell’intelligence del paese. Ron Wyden dell’Oregon ha suggerito che il segretario alla Difesa Hegseth e il consigliere per la Sicurezza Nazionale Waltz dovrebbero dimettersi. E Jon Ossoff della Georgia è apparso sbalordito quando ha chiesto a Ratcliffe di confermare se ritenesse che era stato commesso un enorme errore” e il direttore della CIA ha risposto con una sola parola: “No”.

“L’inclusione del giornalista Jeffrey Goldberg nella chat è stata ovviamente inappropriata – ha detto Ratcliffe –. Non so come sia stato invitato, ma è chiaro che è stato aggiunto al gruppo operativo”.
Kash Patel, il direttore dell’FBI, con lo sguardo sempre più stralunato, si è rifiutato di dire se l’agenzia federale avesse avviato un’indagine su questa mancanza delle regole basilari sulla sicurezza.
Nel pomeriggio poi Gabbard, Ratcliff e Patel sono nuovamente comparsi davanti alla Commissione, ma l’audizione si è svolta a porte chiuse.
I Democratici, che si ricordano benissimo dei violenti attacchi a Hillary Clinton per il ricorso all’email privata quando era segretario di Stato, hanno chiesto un’immediata indagine.
Il senatore del Delaware Chris Coons, capo della rappresentanza democratica in Commissione Bilancio, ha addirittura sostenuto che tutti i partecipanti alla chat “hanno commesso un crimine che, anche se accidentale, normalmente prevederebbe il carcere”.
Dopo questa vicenda è a rischio il mandato di Mike Waltz, il consigliere per la Sicurezza Nazionale, che ha commesso il clamoroso errore.
Politico rivela che metà dello staff del presidente dice che Waltz “non sopravviverà o non dovrebbe sopravvivere” a questa bufera. In particolare, due alti consiglieri hanno avanzato l’idea di dimissioni dell’ex deputato della Florida, in modo da non mettere il presidente “in una brutta posizione”.
“È stato irresponsabile non controllare chi c’era nella chat – sentenzia una delle fonti a Politico –, irresponsabile avere quella conversazione su Signal, non si può avere un consigliere per la Sicurezza Nazionale così irresponsabile”.
Alcuni dei senatori più legati ai MAGA da sempre sono dubbiosi sulla fedeltà di Mike Walz a questa amministrazione, e dati i suoi lunghi e stretti legami con l’ex vicepresidente Dick Cheney, vogliono le sue dimissioni. Per ora, Donald Trump lo difende. In un’intervista alla NBC News Trump ha definito l’incidente un “problema tecnico”. “Michael Waltz – ha detto Trump – ha imparato la lezione”. Il presidente ha minimizzato l’episodio, affermando che la presenza di Goldberg nella chat non ha avuto nessuna conseguenza sulle operazioni militari. “Uno degli assistenti di Waltz aveva il suo numero in rubrica che aggiunto per errore”, ha spiegato il presidente. Trump ha ribadito la fiducia nel suo staff, sottolineando di non essere preoccupato per quanto accaduto. Secondo Politico, Trump si sarebbe irritato di più per la conversazione tenuta tra il vicepresidente JD Vance con il segretario alla Difesa Pete Hegseth e con il consigliere Steve Miller, che volevano ritardare di un mese l’intervento in Yemen per non fare un favore agli europei le cui navi sono quelle prese di mira nel Mar Rosso. Parole pesanti per gli alleati evidenziate dalla poco gratificante considerazione di Vance peraltro ampiamente dimostrata nel suo intervento alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco. “Odio salvare di nuovo l’Europa”, scrive il vicepresidente in un messaggio pubblicato da Goldberg su The Atlantic. “Condivido del tutto il tuo disprezzo per lo scroccone europeo. È PATETICO. Ma Mike Waltz ha ragione: siamo gli unici sul pianeta (dal nostro lato della barricata) che possono farlo”, risponde Hegseth. Vance non si ferma qua: “Non sono sicuro che il presidente si renda conto di quanto ciò sia incoerente con il suo attuale messaggio sull’Europa”.
Da vedere come il presidente, che notoriamente non accetta critiche, reagirà alle parole del suo “delfino”.