Diversi docenti della Columbia University hanno deciso di protestare contro i cambiamenti che hanno interessato la politica interna dell’ateneo, che ha deciso di piegarsi alle diverse richieste dell’amministrazione Trump per non perdere finanziamenti federali da $400 milioni.
Lunedì, nel corso di quello che è stato il primo giorno di ritorno dalle vacanze di primavera, l’American Association of University Professors ha organizzato una veglia fuori dai cancelli dell’università. I presenti hanno detto di essersi vestiti di nero per piangere la perdita della libertà accademica: alcuni di loro, avevano dei cartelli che riportavano la scritta “Giù le mani dai nostri studenti, docenti e ricercatori”.
“Gli interessi commerciali dell’università stanno vincendo sui diritti degli studenti”, ha affermato Jed Holtz, del Freedom Socialist Party, “Stanno prendendo di mira gli studenti lavoratori immigrati che sono i più vulnerabili”. “Non possiamo essere sanzionati per le decisioni che prendiamo o per i nostri discorsi in ambito accademico”, ha aggiunto Michael Thaddeus, professore di matematica della Columbia e vicepresidente dell’American Association of University Professors.
Durante lo scorso weekend, i vertici dell’ateneo hanno deciso di accettare le richieste del governo Trump, che prevedevano misure quali il divieto di indossare maschere sul volto nel campus, il conferimento agli agenti di sicurezza del potere di allontanare o arrestare le persone e l’immediata revisione di programmi come il Center for Palestine Studies e l’Institute for Israel and Jewish Studies.
I corsi in questione verranno ora supervisionato da un nuovo funzionario, e non più dai docenti dell’ateneo. “I ricercatori e gli studenti che lavorano in quell’area saranno sottoposti a una sorta di controllo speciale, che non è giustificato da quanto accaduto in questo campus”, ha affermato Dhananjay Jagannathan, professore associato di filosofia alla Columbia.
L’amministrazione federale aveva deciso di congelare i finanziamenti destinati all’ateneo per i fatti della scorsa primavera, quando il campus fu teatro delle proteste pro-Pal. Al contempo, il governo Trump ha accusato l’università di non essere riuscita a combattere l’antisemitismo. Nelle ultime settimane, l’amministrazione Trump ha avvertito almeno altre 60 università di possibili azioni per il presunto mancato rispetto delle leggi federali sui diritti civili relative all’antisemitismo.
Da canto loro, dopo le proteste di ieri, i vertici della Columbia hanno comunicato alla CBS: “Rispettiamo il fatto che nel campus ci sarà un vigoroso dibattito sulle questioni della libertà accademica. La Columbia è pienamente impegnata nelle azioni che abbiamo annunciato la scorsa settimana, per continuare a combattere l’antisemitismo e tutte le forme di discriminazione e molestia”.