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Boasberg vs. Trump: “Non c’è un’invasione in corso né siamo in guerra”

Il giudice ha messo in dubbio l'applicazione dell'Alien Enemies Act da parte dell'Amministrazione

Massimo JausbyMassimo Jaus
Boasberg vs. Trump: “Non c’è un’invasione in corso né siamo in guerra”

Il giudice Boasberg e il presidente Trump - Montaggio NVYMedia

Time: 3 mins read

“Può una legge varata 250 anni fa che prendeva di mira i nemici del Paese da poco uscito dalla guerra di indipendenza, ma sempre ai ferri corti con il Paese che l’aveva colonizzato, essere applicata per deportare gli immigrati clandestini?”. Questa domanda è stata posta dal giudice federale James E. Boasberg durante un’udienza di un’ora nella corte federale di Washington, dopo che la Casa Bianca ha applicato l’Alien Enemies Act deportando a El Salvador 238 immigrati venezuelani accusati dall’Amministrazione di essere membri della banda criminale Tren de Aragua.

L’Alien Enemies Act permette di arrestare e deportare cittadini di età superiore ai 14 anni provenienti da Paesi in guerra pronti a una “invasione o incursione predatoria”, senza alcuna procedura di verifica giudiziale dei loro diritti. I 238 estradati erano in prigione, molti in attesa di giudizio, per una svariata serie di accuse e sono stati espulsi senza avere la possibilità di rispondere alle incriminazioni perché la legge non consente l’udienza nei tribunali per l’immigrazione.

Il giudice Boasberg ha affermato di essere preoccupato non solo perché il presidente Trump ha cercato di utilizzare la legge quando non c’è un’invasione in corso né uno stato di guerra dichiarato, ma anche perché le persone che il governo ha provato a deportare non hanno modo di contestare se siano tutti effettivamente membri di una banda o se abbiano commesso atti criminali. “Le ramificazioni politiche di queste azioni – ha detto il magistrato – sono incredibilmente fastidiose, problematiche e preoccupanti”.

Il presidente ha minimizzato il suo coinvolgimento nell’invocazione dell’Alien Enemies Act, sostenendo di non averla firmata, nonostante ci sia il suo nome sul documento. “Non so quando è stata firmata, perché non l’ho firmata io”, ha detto ai giornalisti prima di lasciare la Casa Bianca.

In less than one week, we arrested 68 Tren De Aragua gang members.

We will continue to make sure these dirtbags are removed from America’s streets and face justice. pic.twitter.com/tPpiPLDTSM

— Homeland Security (@DHSgov) March 22, 2025

La Casa Bianca continua a sostenere che i jet erano partiti prima della sentenza e Trump in questi giorni ha attaccato il giudice definendolo un “attivista di sinistra” e ha ribadito che le deportazioni usando l’Alien Enemies Act “andranno avanti”. Dopo l’udienza, si è scagliato sul suo sito Truth contro il magistrato: “È un pericolo senza precedenti”. “Le ingiunzioni illegali a livello nazionale da parte di giudici della sinistra radicale potrebbero benissimo portare alla distruzione del nostro Paese! Queste persone sono dei pazzi, che non si preoccupano nemmeno un po’ delle ripercussioni delle loro decisioni e sentenze pericolose e sbagliate. Il pericolo è senza precedenti!”.

Boasberg nel corso dell’udienza aveva anche detto che avrebbe continuato a indagare su una questione separata ma correlata: vale a dire, se l’amministrazione Trump abbia permesso ai due voli su cui erano state estradate le 238 persone, uno direttamente per El Salvador e un altro per l’Honduras, di proseguire il viaggio dopo che lui aveva ordinato ai funzionari di far rientrare gli aerei negli Stati Uniti.

“Il governo non sta collaborando – ha dichiarato il giudice –, ma andrò a fondo per capire se hanno volutamente voluto ignorare il mio ordine e chi ne è stato il responsabile”. Il magistrato ha accusato gli avvocati del Dipartimento della Giustizia di aver fornito spiegazioni “terribilmente insufficienti” e di aver cercato di eludere le risposte dopo che un funzionario dell’Immigration and Customs Enforcement durante l’udienza aveva informato il magistrato che “al momento i ministri stanno valutando attivamente se invocare il privilegio del segreto di Stato”.

El Salvador’s Presidency press office released this photo on March 16, 2025 showing the arrival of alleged members of the Venezuelan criminal organization Tren de Aragua at the Terrorism Confinement Center (CECOT) in the city of Tecoluca, El Salvador. (Photo by Handout / EL SALVADOR’S PRESIDENCY PRESS OFFICE / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE – MANDATORY CREDIT “AFP PHOTO / EL SALVADOR’S PRESIDENCY PRESS OFFICE”/ANSA)

Boasberg aveva già ordinato al governo federale di fornire in modo riservato maggiori dettagli sui voli in un documento privato. “Il governo ha nuovamente eluso i suoi obblighi”, ha detto Boasberg, sottolineando che il documento presentato dal funzionario dell’Ice non conteneva alcuna informazione aggiuntiva in merito ai voli. “Tanto per cominciare, il governo non può affidare a un funzionario regionale dell’Ice le discussioni di livello ministeriale riguardanti il privilegio del segreto di Stato”, ha affermato Boasberg. Il giudice ha ordinato all’amministrazione Trump di fornire un aggiornamento da parte di qualche funzionario direttamente coinvolto nella decisione.

Sabato scorso gli agenti dell’ICE hanno caricato 238 cittadini venezuelani, ritenuti membri dell’organizzazione Tren de Aragua, su due aerei inviandoli a El Salvador, grazie a un accordo di collaborazione con il governo del Paese, guidato da Nayib Bukele. In base a tale accordo, il governo salvadoregno mette a disposizione le proprie carceri di massima sicurezza per ospitare i criminali arrestati negli Stati Uniti, in cambio di 6 milioni di dollari. Le persone estradate non sono mai state processate, quindi non si sa che reati hanno commesso, né, tantomeno, per quanto tempo saranno detenuti nella prigione di El Salvador.

Ieri sera è rimbalzata la notizia che l’amministrazione Trump starebbe per revocare lo status legale temporaneo di 530.000 cubani, haitiani, nicaraguensi e venezuelani che hanno il permesso di soggiorno negli Stati Uniti. Il provvedimento entrerà in vigore il 24 aprile.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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