Elon Musk è sempre di più al centro della tempesta politica e commerciale: il 29 marzo si terrà una protesta globale contro Tesla davanti a oltre 500 concessionarie nel mondo, 277 solo negli Stati Uniti. La protesta viene annunciata come “una manifestazione pacifica”. Ma negli Usa ci sono state nei giorni scorsi alcune azioni violente contro alcuni concessionari come per esempio a Loveland, in Colorado, dove una concessionaria Tesla è stata vandalizzata l’11 febbraio. Il vicepresidente JD Vance ha accusato “ricchi e squilibrati finanziatori della sinistra radicale” e la ministra della giustizia ha incriminato tre degli aggressori per “terrorismo nazionale”. Intanto, su Fox News, il Segretario al Commercio Howard Lutnick ha elogiato Musk definendolo un genio e invitando il pubblico a comprare subito azioni Tesla: “Presto venderà robot per la casa, costeranno 30.000 dollari. Chi non ne comprerà uno sarà un ingenuo”. Nel frattempo le azioni di Tesla continuano a scendere vertiginosamente a causa anche dei gravi difetti di produzione riscontrati nel Cybertruck i cui pannelli della carrozzeria si staccano dal veicolo. Tesla ha richiamato 46.096 Cybertruck prodotti tra novembre 2023 e febbraio 2025 negli Stati Uniti.
Le proteste contro Tesla che hanno generato anche slogan piuttosto eloquenti come “non comprare una nazi-car”, nascono per ribellarsi al ruolo di Musk nel contesto dell’amministrazione Trump e in particolare sulle mosse del Dipartimento DOGE Department of Government Efficiency da lui diretto che ha operato tagli e licenziamenti di massa presso le agenzie federali, ma anche contro il potere decisionale quasi illimitato concessogli dal Presidente degli Stati Uniti. Inoltre chi protesta contro Musk lo critica per la sua posizione a sfavore del sostegno militare all’Ucraina. Molti non condividono infatti le opinioni politiche di Musk che sono state percepite come divisive anche nel contesto della politica internazionale e le sue posizioni considerate come conservatrici e di supporto alle destre globali.
Ma le ripercussioni su questa protesta hanno già cominciato a farsi sentire. Lo scorso giovedì il procuratore generale degli Stati Uniti Pam Bondi ha annunciato che tre persone accusate di aver distrutto auto Tesla e stazioni di ricarica rischiano fino a 20 anni di carcere per “terrorismo interno”. Gli imputati provengono dal Colorado, Oregon e Carolina del Sud e sono accusati di aver impiegato armi ed esplosivi per distruggere proprietà appartenenti alla casa automobilistica di Elon Musk.
“Li fermerò”, ha detto il presidente Donald Trump l’11 marzo dopo aver comprato lui stesso una Tesla per mostrare sostegno a Musk e all’azienda. “Li prenderemo, sono cattivi”.