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March 20, 2025
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Trump scaglia i MAGA contro i magistrati: chi disubbidisce è fuori

Dopo le pressioni del giudice Boasberg sul Dipartimento di Giustizia, i fedeli al presidente chiedono l'impeachment

Massimo JausbyMassimo Jaus
Trump, leadership Hamas lasci ora Gaza finchè puo’

Donald Trump/ANSA

Time: 5 mins read

Il momento della verità sta per arrivare. L’atto finale è stato rimandato a martedì. Il confronto giudiziario tra il presidente Donald Trump e il giudice federale James Boasberg ha raggiunto una fase di alta tensione in una prova di forza che avrà enormi conseguenze costituzionali e che rimette in discussione il sistema democratico degli Stati Uniti basato sul “check and balance” dei poteri istituzionali.

La democrazia negli Stati Uniti si fonda proprio sul principio del controllo e dell’equilibrio, che garantisce che i tre poteri fondamentali — legislativo, esecutivo e giudiziario — restino indipendenti, ma allo stesso tempo si controllino in modo reciproco. Nessuno è superiore o inferiore all’altro. Per 250 anni questa regola è stata religiosamente osservata. Che succede se il potere esecutivo non rispetta le decisioni di quello giudiziario?

Il giudice Boasberg – Credit: By United States District Court for the District of Columbia/Wikipedia

È quello che sta succedendo in questi giorni in una controversia iniziata sabato scorso dopo che l’amministrazione Trump, invocando l’Alien Enemies Act del 1798 per deportare circa 238 cittadini venezuelani, presumibilmente membri della gang Tren de Aragua, non ha rispettato la decisione del magistrato James Boasberg. Prima che gli aerei lasciassero gli Stati Uniti per l’Honduras ed El Salvador, il magistrato aveva emesso un’ingiunzione orale temporanea per bloccare queste deportazioni, sostenendo che la legge non le giustifica in assenza di una dichiarazione di guerra da parte del Congresso. L’ingiunzione scritta di Boasberg è stata consegnata poco dopo al Dipartimento di Giustizia, ma gli aerei erano già partiti ed è stato ignorato l’ordine di rientrare negli Stati Uniti. Un rifiuto, o un disguido, che non ha convinto il giudice che ha chiesto al Dipartimento di Giustizia di fornire la cronologia degli avvenimenti e i nomi delle 238 persone deportate. Una richiesta che il Dipartimento della Giustizia finora si è rifiutato di fornire, citando preoccupazioni legate alla sicurezza nazionale. Ne è conseguita un’escalation delle tensioni tra il magistrato e il Ministero, con quest’ultimo che ha presentato una memoria per contestare l’ordine del Boasberg, definendolo “arbitro di una disputa insignificante”. Il giudice ha così reagito con un ultimatum ordinando una risposta alle sue domande entro mezzogiorno di oggi. Quello che gli è stato dato, ha fatto sapere il magistrato, è insufficiente e ha concesso altri quattro giorni all’Amministrazione. Se ne riparla martedì.

In una severa ordinanza, il giudice ha detto all’amministrazione di spiegargli entro martedì perché i funzionari non hanno bloccato i voli dopo che lui aveva ordinato il ritorno negli Stati Uniti. E con parole molto forti ha ammonito il Dipartimento di Giustizia di cercare di ostacolare il rilascio delle informazioni sui voli. “Il governo ha nuovamente eluso i suoi obblighi”, ha scritto. Ha aggiunto che l’ultima documentazione fornita dal Ministero è “tristemente insufficiente”, facendo capire che se la sua ordinanza non sarà rispettata ci saranno conseguenze.

L’ordinanza di tre pagine evidenzia le frustrazioni del giudice al quale non è stato spiegato come gli straordinari poteri della legge di guerra, l’Alien Enemies Act, possa essere applicata per deportare senza processo degli immigrati illegali.

Tutto questo si è svolto mentre la procuratrice generale Pam Bondi e legioni di sostenitori MAGA hanno attaccato il giudice definendolo “un cialtrone”, “un marxista” e “un simpatizzante del terrorismo”, dopo che due giorni fa Trump aveva detto che Boasberg doveva essere messo sotto impeachment dal Congresso.

Ciò ha provocato un raro rimprovero pubblico da parte del giudice capo John G. Roberts Jr., che ha rilasciato una dichiarazione martedì affermando che il processo di appello, non l’impeachment, era il modo corretto per gestire sentenze sfavorevoli.

La situazione si è ulteriormente complicata quando Trump ha criticato pubblicamente il giudice Boasberg e ha chiesto il suo impeachment, definendolo un “giudice lunatico di sinistra radicale”, anche se Boasberg è stato nominato dal presidente repubblicano George W. Bush e poi confermato da Obama. Questa richiesta ha suscitato una rara risposta pubblica del giudice capo della Corte Suprema, John Roberts, che ha affermato che l’impeachment non è una reazione appropriata al disaccordo riguardante una decisione giudiziaria e che esiste un normale processo di revisione d’appello per tali scopi. Ma le sue parole sono state ignorate e molti parlamentari repubblicani hanno cominciato a parlare di mettere sotto impeachment non solo Boasberg, ma tutti i magistrati che ostacolano le decisioni del presidente.

Mentre monta la polemica sulla volontà di Donald Trump di rispettare le decisioni dei tribunali, Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo e alleato del presidente, ha messo mano al portafoglio e ha aperto la campagna in favore di sette parlamentari repubblicani che voglio mettere sotto impeachment i magistrati accusati di essere contro Trump. Le donazioni del miliardario sono andate ai deputati Eli Crane dell’Arizona, Lauren Boebert del Colorado, Andy Ogles del Tennessee, Andrew Clyde della Georgia, Derrick Van Orden del Wisconsin, Brandon Gill del Texas e al senatore Charles Grassley dell’Iowa, che ha 91 anni.

L’escalation contro la magistratura ha poi preso un’altra piega, dopo che la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha anche lei accusato i giudici che bocciano le decisioni di Trump di “usurpare” l’autorità presidenziale. “Non solo stanno usurpando la volontà del presidente e del capo dell’esecutivo del nostro Paese, ma stanno anche minando la volontà del popolo americano”, ha affermato durante una conferenza stampa.

Radical left-wing judges are egregiously trying to stop President Trump from using his core constitutional powers as head of the Executive Branch and Commander-in-Chief.
⁰These judicial activists want to unilaterally stop President Trump from deporting foreign terrorists, hiring… pic.twitter.com/sod9vXvtsi

— Karoline Leavitt (@PressSec) March 19, 2025

La teorica della cospirazione di estrema destra Laura Loomer, che è stata la consigliera di Trump che ha lanciato le false accuse degli haitiani che mangiavano i cani e i gatti a Springfield in Illinois, ha detto ai suoi 1,5 milioni di follower sui social media che la famiglia del giudice “è una minaccia per la sicurezza nazionale”.

La pubblicazione The Federalist, che ancora oggi sostiene le false accuse di Trump delle elezioni del 2020 vinte da Biden con i brogli, ha pubblicato un articolo in cui si afferma che Boasberg sta “proteggendo i terroristi” e che impedire la loro deportazione potrebbe significare “qualche figlia in più violentata e uccisa da bande terroristiche”. L’articolo legge: “Tutti concordano: i Tren De Aragua sono dei cattivi uomini. Chi potrebbe opporsi all’espulsione dei terroristi dagli Stati Uniti? Solo i democratici vogliono vedere Trump fallire”.

In un altro articolo sempre di The Federalist, il giudice James Boasberg è definito un “clown senza legge che vuole mettere gli americani in grave pericolo”.

Mollie Hemingway, caporedattore del Federalist e collaboratore di Fox News, ha affermato che seguire l’ordine di Boasberg “rischia di mettere in pericolo vite americane”.

Preso di mira anche un altro magistrato, il giudice John C. Coughenour della Corte federale dello Stato di Washington, che ha ricevuto minacce dopo che ha bloccato l’ordine di Trump con cui il presidente aveva cercato di abolire la cittadinanza per nascita.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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