Come promesso da Donald Trump, nella giornata di ieri sono state desecretate oltre 63.000 pagine di documenti riguardanti l’assassinio del presidente John F. Kennedy.
La National Archives and Records Administration degli Stati Uniti ha pubblicato sul suo sito web circa 2.200 file: tuttavia, Larry J. Sabato, direttore del Centro per la politica dell’Università della Virginia e autore di “The Kennedy Half-Century”, ha affermato che ci vorrà del tempo per esaminare completamente i documenti.
“Abbiamo ancora molto lavoro da fare e la gente deve semplicemente accettarlo”, ha affermato. Prima di martedì, i ricercatori avevano stimato che tra 3.000 e 3.500 file non fossero ancora stati resi pubblici, in tutto o in parte. E solo il mese scorso l’FBI ha dichiarato di aver scoperto circa 2.400 nuovi documenti relativi all’assassinio.
Jefferson Morley, vicepresidente della Mary Ferrell Foundation, ha affermato su X che la pubblicazione dei documenti è “un inizio incoraggiante”. Tuttavia, Morley ha spiegato che i file rilasciati martedì non includevano quelli scoperti di recente o i 500 documenti dell’Internal Revenue Service.
L’omicidio di JFK ha alimentato teorie cospirative per decenni. Il presidente democratico fu ucciso il 22 novembre 1963, a Dallas, mentre il suo corteo passava davanti alla Texas School Book Depository, dove il ventiquattrenne Lee Harvey Oswald si era posizionato al sesto piano con la sua arma da fuoco.
Due giorni dopo, il proprietario di un night club, Jack Ruby, uccise Oswald durante il suo trasferimento in prigione. Un anno dopo, la Commissione Warren, istituita dal presidente Lyndon B. Johnson, concluse che Oswald aveva agito da solo e che non c’erano prove di una cospirazione. Una teoria che non ha mai convito proprio tutti.
I documenti pubblicati negli ultimi anni hanno offerto dettagli sul modo in cui operavano i servizi segreti all’epoca. Questi ultimi includono un promemoria della CIA sulle visite di Oswald all’ambasciate sovietica e cubana durante un viaggio a Città del Messico, poche settimane prima dell’assassinio.
Ciò nonostante, secondo documenti pubblicati di recente, sembra alquanto improbabile che il killer di JFK agisse per conto del KGB.