L’Amministrazione Trump ha imposto alla Columbia University un ultimatum drastico: modificare le politiche disciplinari e di ammissione prima di poter discutere la revoca del taglio di 400 milioni di dollari in fondi federali. La Casa Bianca accusa l’università di non aver protetto adeguatamente gli studenti ebrei da episodi di antisemitismo. Tra le condizioni imposte, Columbia dovrebbe definire ufficialmente l’antisemitismo, vietare l’uso di maschere nei campus e sottoporre il dipartimento di Studi Mediorientali, Sudasiatici e Africani a una sorta di controllo accademico esterno. L’Amministrazione Trump ha inoltre avvertito altre 60 università che potrebbero subire tagli simili se non dimostreranno di contrastare adeguatamente l’antisemitismo nei campus. A questo proposito, alcuni studenti e personale universitario ebrei che hanno partecipato alle manifestazioni filo-palestinesi, hanno detto ai media che la loro critica a Israele viene erroneamente confusa con l’antisemitismo.
L’università si è esposta, con manifestazioni organizzate dal movimento di protesta studentesca pro-palestinese e anti-israeliano dall’attacco di Hamas a Israele dell’ottobre 2023 e durante la successiva guerra a Gaza. “Voglio assicurare all’intera comunità della Columbia che ci impegniamo a lavorare con il governo federale per affrontare le loro legittime preoccupazioni”, ha detto Katrina Armstrong, presidente ad interim dell’università, in un messaggio a tarda notte agli alunni venerdì. “A tal fine, la Columbia può, e vorrà, continuare a intraprendere azioni serie per combattere l’antisemitismo nel nostro campus”.
Come riporta Reuters, secondo un rapporto della Columbia, i finanziamenti federali hanno rappresentato circa 1,3 miliardi di dollari dei 6,6 miliardi di dollari di entrate operative dell’università nell’anno fiscale 2024. “Non c’è dubbio che la cancellazione di questi fondi avrà immediatamente un impatto sulla ricerca e su altre funzioni critiche dell’Università, con un impatto su studenti, docenti, personale, ricerca e cura del paziente”, ha detto Armstrong.
Nel frattempo, i drastici tagli dell’Amministrazione Trump ai programmi di aiuto internazionale stanno colpendo duramente anche la Johns Hopkins University, costringendola a licenziare oltre 2.000 lavoratori, tra Stati Uniti e 44 altri paesi. I tagli USAID United States Agency for International Development, che ridurranno il finanziamento dell’università di 800 milioni di dollari, colpiscono in particolare la Bloomberg School of Public Health, la facoltà di medicina e la sua affiliata Jhpiego, che operano in settori cruciali come la lotta all’HIV, alla tubercolosi e al cancro alla cervice. Come ha sottolineato il Dr. Sunil Solomon, epidemiologo dell’università: “Smettere di finanziare oggi non uccide immediatamente, ma tra sei mesi il mondo vedrà le conseguenze”.
I licenziamenti arrivano mentre il presidente Donald Trump lavora per per rimodellare il governo federale. Questa operazione include di fatto anche lo sventramento dell’USAID, una agenzia indipendente del governo degli Stati Uniti nata nel 1961 con l’obiettivo di gestire e coordinare gli aiuti internazionali statunitensi, concentrandosi su programmi di sviluppo economico, assistenza umanitaria e supporto alla salute globale. I tagli di posti di lavoro sono “i più grandi licenziamenti nella storia dell’università”, secondo un portavoce della Hopkins, che si occupa di medicina e sanità pubblica.