Il presidente Donald Trump ha chiesto alla Corte Suprema di eliminare tre ingiunzioni federali emesse dai giudici dei tribunali inferiori contro la sua richiesta di porre fine alla cittadinanza per nascita. Una richiesta di intervento che potrebbe avere ripercussioni ben oltre il dibattito sullo ius soli.
Sarah Harris, un vice procuratore generale del Dipartimento della Giustizia, ha sostenuto alla Corte Suprema che i giudici distrettuali federali non hanno l’autorità di emettere ordini che bloccano le politiche a livello nazionale. Invece, ha suggerito Harris, un’ingiunzione dovrebbe applicarsi solo nel distretto geografico in cui si trova il magistrato o solo agli individui o ai gruppi specifici che hanno fatto causa.
“Anni di esperienza – ha scritto Harris – hanno dimostrato che il ramo esecutivo non può svolgere correttamente le sue funzioni se un giudice in qualsiasi posto può vietare ogni azione presidenziale ovunque”.
Dal 20 gennaio, i giudici federali hanno emesso 15 ordinanze che hanno bloccato a livello nazionale le decisioni prese dal presidente, inclusa questa dello ius soli. Trump vorrebbe negare la cittadinanza statunitense ai bambini nati su suolo americano da genitori immigrati clandestini o che si trovano negli Stati Uniti con visti turistici.
I giudici del Maryland, del Massachusetts e dello Stato di Washington hanno bloccato separatamente l’entrata in vigore dell’ordine a livello nazionale. Hanno affermato è una palese violazione del 14° emendamento che garantisce la cittadinanza a “tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e soggette alla giurisdizione degli stessi”.
Trump non ha chiesto alla Corte Suprema di valutare la costituzionalità dell’ordine esecutivo. Piuttosto, vuole che l’Alta Corte restringa due delle ingiunzioni e revochi completamente la terza, una richiesta che Harris ha definito “modesta”. “Questa Corte – ha scritto Harris – dovrebbe dichiarare che è abbastanza prima che la crescente dipendenza dei tribunali distrettuali dalle ingiunzioni universali diventi ulteriormente radicata”.
La pratica dei singoli magistrati federali di emettere ingiunzioni che bloccano completamente una politica federale ha suscitato ampie e crescenti critiche negli ultimi anni. Alcuni accademici legali le hanno messe in dubbio e sia le amministrazioni democratiche che quelle repubblicane le hanno combattute. Due giudici della Corte Suprema, Clarence Thomas e Neil Gorsuch, hanno apertamente messo in dubbio la loro costituzionalità.
I critici affermano che le ingiunzioni a livello nazionale danno ai giudici distrettuali troppo potere e incoraggiano gli oppositori dell’amministrazione a presentare cause legali in distretti specifici o addirittura a indirizzarle a giudici specifici che ritengono possano essere solidali. Ma altri giuristi contestano che tali ingiunzioni sono spesso l’unico modo efficiente ed equo per affrontare immediatamente azioni governative illecite o incostituzionali.