Le alleanze che per decenni hanno unito Europa e Stati Uniti sono in discussione. A rimescolare le carte sono i riposizionamenti voluti da Donald Trump che vuole una Nato meno dipendente dagli USA mentre lancia una guerra commerciale contro i tradizionali partner come Canada e Europa, rilancia le minacce di annessione alla Groenlandia e, dietro le quinte, programma il riavvicinamento con il Cremlino.
Alla Casa Bianca il presidente ha ricevuto giovedì mattina il segretario generale della Nato Mark Rutte. Nella conferenza stampa che ha fatto seguito all’incontro, Trump avrebbe dovuto parlare del ruolo guida che gli Stati Uniti hanno nell’Alleanza Atlantica, ma invece ha rilanciato l’annessione della Groenlandia e ha attaccato di nuovo il Canada. Gli USA non avrebbero bisogno dei prodotti canadesi, mentre Ottawa avrebbe necessità di quelli statunitensi.
“Con le mie azioni ho reso la Nato più forte”, ha detto Trump affermando di aver avvertito i Paesi membri che se non avessero aumentato le spese per la difesa sarebbe venuta meno la protezione americana.
Il segretario generale della Nato, da parte sua, ha sottolineato che tutti i Paesi che fanno parte dell’Alleanza hanno aumentato le spese militari, ringraziando quindi Trump “per averla rinvigorita”.
Parlando delle trattative di pace tra Russia e Ucraina, Trump ha aumentato i miliardi di dollari in aiuti militari che gli Stati Uniti hanno dato a Kiev e diminuito l’ammontare dei finanziamenti europei. Si è poi gettato in un farneticante sproloquio cercando di coinvolgere un imbarazzato Rutte sull’annessione della Groenlandia. “Ho accanto a me un uomo che potrebbe essere determinante – ha detto Trump indicando il segretario generale della Nato – per fare sì che la Groenlandia diventi degli Stati Uniti”. Rutte ha cercato di prendere le distanze dall’ipotesi precisando di non voler “trascinare l’Alleanza in questo”.
Dalla Groenlandia al Canada il passo è stato breve. “Il Canada farebbe bene a diventare uno degli Stati americani – ha aggiunto Trump con Rutte che a stento respirava –. Guardate, siamo stati fregati per anni e non saremo più fregati. No, non mi piegherò per l’alluminio, l’acciaio o le auto. Non ci piegheremo. Siamo stati imbrogliati come nazione per tantissimi anni. Siamo stati sottoposti a costi che non dovremmo subire. Nel caso del Canada, stiamo spendendo 200 miliardi di dollari all’anno per sovvenzionarli. Amo il Canada. Amo il popolo canadese. Amo e ho molti amici in Canada. Il grande Wayne Gretzky (era un famosissimo giocatore di hockey su ghiaccio degli Ottanta-Novanta), il grande… Ehi, quanto è bravo Wayne Gretzky? È il migliore. Sapete, conosco molte persone in Canada che sono cari amici miei. Però, gli Stati Uniti non possono continuare a sovvenzionare un Paese per 200 miliardi di dollari all’anno. Non abbiamo bisogno delle loro auto, della loro energia, del loro legname, di tutto ciò che possiedono. Lo facciamo perché vogliamo essere d’aiuto, ma arriva un momento in cui non si può più fare così. Bisogna gestire il proprio Paese. E, ad essere onesti, il Canada funziona solo come nostro Stato. Non abbiamo bisogno di ciò che hanno. Come stato sarebbe comunque uno dei grandi Stati. Sarebbe il Paese più incredibile visivamente. Se guardate una mappa, hanno tracciato un solco artificiale tra il Canada e gli Stati Uniti, una semplice linea tracciata molto tempo fa, decenni fa, che non ha senso. È perfetto come uno Stato grande e amato. Mantenete ‘O Canada’, l’inno nazionale. Lo adoro, penso sia fantastico, lasciatelo. Ma il Canada potrebbe diventare uno dei nostri Stati più grandi, forse il migliore. Ma perché dovremmo continuare a sovvenzionare un altro Paese per 200 miliardi di dollari? Naturalmente, sono 200 miliardi all’anno”.
Dopo questo teatrino mattutino alla Casa Bianca, il segretario di Stato Marco Rubio è stato confrontato dagli altri ministri degli Esteri del G7 riuniti in Canada.
L’interrogativo per tutti è capire cosa farà davvero Putin. Le parole ambigue del capo del Cremlino sulla proposta americana di cessate il fuoco di 30 giorni e l’immediata risposta di Donald Trump, che ha parlato di “una dichiarazione molto promettente, ma non completa”, lasciano interdetti i ministri riuniti in Canada. Incertezze che peraltro il segretario di Stato Marco Rubio non è stato in grado di sciogliere.
Così come i dazi che, anche se è un tema non di pertinenza dei ministri degli Esteri, ha aperto un profondo solco nelle relazioni internazionali.
Prima dell’inizio delle sessioni, la ministra degli Esteri canadese, Melanie Joly, ha incontrato Rubio. Un incontro apparentemente cordiale, con i giornalisti sul posto che hanno riferito di un saluto affettuoso tra i due e di una stretta di mano. I due ministri, tuttavia, alle fine dei colloqui non hanno rilasciato dichiarazioni.