Lo scontro fra Stati Uniti e gli alleati del G7 si fa sentire a Charlevoix in Quebec dove i ministri degli Esteri dei sette paesi più industrializzati sono riuniti sotto l’egida della presidenza di turno canadese. Secondo Bloomberg, potrebbero non riuscire ad emettere un comunicato congiunto sulla crisi ucraina o su quella mediorientale, in parte per le obiezioni di Washington, anche se la bozza del testo in lavorazione fra gli sherpa è già stata annacquata.
I ministri sono riuniti a Charlevoix fino a venerdì mattina. Secondo l’ultima bozza di comunicato visionata da Bloomberg, nel testo non ci sono accenni all’aggressione russa; la bozza plaude all’intesa trovata a Gedda fra Ucraina e Usa per una tregua, invitando la Russia a ricambiare “incondizionatamente”, e chiede”misure di rafforzamento della fiducia” che riguardano il rilascio di prigionieri di guerra, detenuti civili e militari
Anche il testo che riguarda la crisi mediorientale sarebbe stato annacquato: invece dell’abituale invito a considerare la soluzione a due Stati come l’unica possibile, si parla di un “percorso che porterà a una soluzione a due stati” in Israele e nei territori palestinesi occupati.
Questo G7 si è aperto sotto l’ombra della vera e propria guerra commerciale scatenata dalla Casa Bianca di Donald Trump; era già nell’aria con le minacce reiterate da settimane a Canada, Messico e Unione europea, negli ultimi due giorni è scoppiata con dazi al 25% sugli import di acciaio e alluminio da tutto il mondo, tariffe altissime imposte al vino e agli alcol in arrivo da Francia e Italia. Per il segretario di Stato americano Marco Rubio, al di là dei sorrisi di circostanza, una situazione non comoda.
Neanche per il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, vicepremier e partner di minoranza nel governo Meloni, leader del più moderato fra i partiti di destra dell’esecutivo. Al Parlamento europeo mercoledì i tre partiti di governo si sono spaccati davanti al piano “Rearm Europe” della Commissione europea. Forza Italia di Tajani ha votato a favore come anche Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, mentre la Lega di Matteo Salvini ha votato contro. Anche la sinistra di opposizione si è spaccata segnalando tutto il suo disagio e le sue contraddizioni interne. Ma per Meloni la questione è da che parte stare: schierarsi con il grosso dei paesi europei o con Donald Trump.