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Passa alla Camera la legge ponte per evitare lo shutdown

Tutti i repubblicani, meno Thomas Massie, hanno votato a favore. Tutti i democratici, meno Jared Gold, hanno votato contro. Ora la proposta passa al Senato

Massimo JausbyMassimo Jaus
I democratici al Congresso pronti allo shutdown “anti-Trump”

Il Congresso degli USA/Ansa

Time: 3 mins read

La Camera ha approvato il disegno di legge di finanziamento provvisorio per evitare che alla fine di questa settimana ci sia la chiusura delle attività federali. Una misura legislativa chiamata CR, Continuing Resolution, una legge ponte che rinvia di altri 6 mesi, fino al 30 settembre, la discussione della legge di bilancio. Alla fine 217 deputati repubblicani hanno votato in favore. Solo il parlamentare del Kentucky Thomas Messie, del gruppo dei falchi intransigenti dei Freedom Caucus ha votato contro. Anche un democratico, il parlamentare del Maine Jared Gold, ha preso le distanze da partito e ha votato con i repubblicani.

Il leader della minoranza democratica, Hakeem Jeffries, ha attaccato duramente i repubblicani per aver preparato una legge di bilancio unilateralmente.

“Abbiamo i voti. Possiamo farcela da soli”, ha detto Johnson ai giornalisti dopo essersi riunito con i colleghi del suo partito.

Ora spetta al Senato, ma qui la situazione è molto più complicata perché servirà la maggioranza qualificata di 60 voti per bloccare l’ostruzionismo democratico. Ed è molto difficile perché dei 100 senatori che formano l’assemblea della Camera Alta, oltre al voto contrario dei 47 democratici si è aggiunto anche quello del repubblicano Rand Paul.

Lo speaker della Camera Mike Johnson dopo essere stato rieletto il 12 novembre 2024, fuori dal Congresso a Washington, DC/ANSA/EPA/JIM LO SCALZO

Se la proposta dovesse passare alla Camera, dove è necessaria una maggioranza semplice, al Senato saranno necessari 60 voti per la maggioranza qualificata per evitare l’ostruzionismo, il che difficilmente potrebbe accadere perché in questo clima politico così arroventato 7 democratici dovrebbero votare con i repubblicani.

I democratici hanno già criticato la risoluzione in corso, sia per la forma, escludendoli dai negoziati, sia per la sostanza. Si oppongono ad alcuni dei cambiamenti, che prevedono un aumento della spesa militare e una riduzione dei fondi non destinati alla difesa. Hanno chiesto delle protezioni ai tentativi del presidente Donald Trump e del consigliere miliardario Elon Musk di tagliare o congelare le spese. Inoltre il braccio di ferro tra il presidente e il ramo legislativo è aggravato dalle decisioni che il capo della Casa Bianca ha preso annullando gli stanziamenti già votati e approvati dal Congresso. “Cosa votiamo? – ha retoricamente detto il leader della minoranza democratica alla Camera Hakeem Jeffries – se poi il presidente si accaparra il potere di decidere lui a chi dare o non dare i fondi da noi approvati?”

CONGRESSMAN HAKEEM JEFFRIES – Credit: Hakeem Jeffries’ website

Anche per Johnson comunque l’impresa non è stata facile perché i repubblicani hanno una minuscola maggioranza di 218-214 alla Camera, il che significava che Johnson poteva permettersi solo un solo voto contrario. Il deputato conservatore Thomas Massie ha già detto che voterà contro, e dalla Casa Bianca il presidente ha detto che farà di tutto ​​per isolare Massie nelle primarie di Mid Term. Con lui altri parlamentari conservatori, Tim Burchett, Kat Cammack , Beth Van Duyne e Rich McCormick, si erano opposti alla proposta di legge, ma poi, alla fine l’hanno votata. Trump e i suoi principali collaboratori hanno chiamato i repubblicani indecisi e li hanno esortati a sostenere il disegno di legge sui finanziamenti. E prima del voto, il vicepresidente JD Vance si è riunito con i repubblicani della Camera al Campidoglio, esortandoli a restare uniti.

Il segnale positivo per Johnson è venuto in mattinata dal Freedom Caucus, l’ala più oltranzista del partito repubblicano che conta una trentina di parlamentari, che storcendo il naso, ha approvato il disegno di legge tampone.

Il disegno di legge di 99 pagine non è un’estensione di finanziamento “pulita” che in genere mantiene la spesa ai livelli esistenti. Il disegno di legge aumenta leggermente la spesa militare e richiede anche alcuni tagli discrezionali ma non per la difesa. E questo dei tagli discrezionali è un altro dei motivi dell’opposizione dei democratici che accusano i repubblicani di aver strutturato il disegno di legge per togliere al Congresso il controllo dei finanziamenti in modo da dare alla Casa Bianca la flessibilità di determinare quali programmi potranno essere accettati e quali respinti. I democratici inoltre volevano anche delle protezioni sui tentativi di Trump e di Musk di tagliare o congelare parte della spesa federale.

“Questo disegno di legge repubblicano, partigiano e sconsiderato, non protegge la Social Security, il Medicare e il Medicaid “, ha affermato prima del voto il leader della minoranza della Camera Hakeem Jeffries, sostenendo che il disegno di legge sui finanziamenti avrebbe gettato le basi per tagli alla spesa più profondi in un futuro pacchetto di riconciliazione. “Rappresenta tagli devastanti in un attacco ad anziani, famiglie e veterani. Non possiamo sostenere questo disegno di legge”.

Il senatore Angus King, un indipendente del Maine che ha quasi sempre votato con i democratici, ha detto di essere preoccupato che l’amministrazione Trump posso sfruttare l’eventuale shutdown per fare il maggior numero possibile di tagli al personale dell’amministrazione pubblica.

“È un fattore che dobbiamo considerare. Abbiamo a che fare con persone che pensano che una chiusura delle attività amministrative federali sia una buona cosa”, ha detto King, “e potrebbero prolungarlo e usarlo per espandere i tagli”.

Anche il senatore democratico Andy Kim è della stessa opinione. “Sono contrario a bloccare la proposta dei repubblicani al Senato perché sarebbe per loro la scusa perfetta per fare il maggior numero di tagli possibile nel settore pubblico”.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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