I medici che hanno in cura il Papa hanno deciso di sciogliere la “prognosi riservata”, e quindi Francesco, ricoverato da tre settimane per polmonite bilaterale, non pare più considerato in pericolo di vita.
La prudenza è d’obbligo. “Tuttavia, in considerazione della complessità del quadro clinico e dell’importante quadro infettivo presentato al ricovero, sarà necessario continuare, per ulteriori giorni, la terapia medica farmacologica in ambiente ospedaliero”, riferisce il bollettino medico emesso dal Vaticano. In chiaro, la polmonite sembra debellata, dopo settimane di ansia, cortisone e antibiotici, alcune gravi crisi respiratorie, e l’uso di ossigeno durante il giorno e una maschera per la ventilazione durante la notte; terapie abituali in caso di insufficienza respiratoria che però lasciavano presagire un possibile declino.
La notizia rallegra tutti i fedeli, da chi si riunisce in preghiera davanti al grande ospedale romano, ai cattolici sparsi per il pianeta. Rallegra anche chi, cattolico o meno, sente in questo Papa e nella sua costante predicazione per la pace, per i migranti, per una maggiore giustizia sociale un antidoto ai tempi assai complessi in cui viviamo, popolati da governanti che predicano tutt’altro.
Rallegra meno una parte delle gerarchie ecclesiastiche romane. Bergoglio, il Papa argentino, non ha mai fatto mistero di pensare che la Curia lo voglia morto; lo aveva detto chiaramente in un viaggio in Slovacchia, nel 2021, quando alla domanda “come sta?” aveva risposto “Ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene…”
Parlava allora dell’intervento al colon, sempre al Gemelli, effettuato nel 2020. Anche allora si ventilarono possibili dimissioni, che del resto il Pontefice non ha mai escluso se fosse impossibilitato a esercitare la missione pastorale. “Io personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo” aveva aggiunto il Papa a Bratislava.
Anche questa volta sono impazzate le voci complottiste, inclusa l’idea che il Pontefice fosse già morto e i medici lo tenessero nascosto.
Adesso però Francesco ha 88 anni, una salute malferma, i dolori articolari gli impongono di usare una sedia a rotelle, ed è possibile che l’uso della maschera la notte gli sia consigliato anche in caso di ritorno a Santa Marta in Vaticano. Fin dai 21 anni ha un solo polmone intero: una parte dell’altro gli fu asportata allora, proprio in seguito a una grave polmonite.
È stato descritto in queste settimana come “sempre vigile e collaborativo”, cioè lucido e in grado di lavorare; ha ricevuto visite dal cardinale Parolin, segretario di Stato vaticano. Ma una cosa è improbabile, che torni a viaggiare: gli saranno verosimilmente sconsigliate altre missioni all’estero, perché l’organismo adesso sarà più suscettibile ai virus. In gennaio, il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, aveva annunciato la presenza del Pontefice in maggio a Nicea (oggi Iznik, in Turchia) per celebrare insieme l 1700° anniversario del primo concilio ecumenico. Ed era desiderio di Francesco, nel corso di questo anno del Giubileo, tornare in Argentina, in patria, dove manca dal 2013.