Sarà Mark Carney, l’ex banchiere centrale che ha guidato le risposte alle crisi finanziarie in Canada e nel Regno Unito, il nuovo leader del Partito Liberal canadese. Succede a Justin Trudeau sconfiggendo la vicepremier Chrystia Freeland, l’ex leader della Camera dei Comuni Karina Gould e l’ex parlamentare Frank Baylis. Ha ottenuto l’86% dei voti del partito progressista riunito a porte chiuse, che punta sulla sua esperienza per gestire la crisi delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti di Donald Trump – e per vincere le prossime elezioni.
Carney, 59 anni, è stato governatore della Banca del Canada dal 2008 al 2013 e governatore della Banca d’Inghilterra dal 2013 al 2020. Trudeau e il nuovo leader liberale dovrebbero tenere colloqui nei prossimi giorni per determinare il giorno del passaggio di consegne. Poi Carney affronterà la campagna elettorale per le politiche che dovrebbero tenersi in ottobre, ma da premier potrebbe decidere per un voto anticipato.
Nel sistema canadese, come in quello britannico, il leader del partito di maggioranza diventa automaticamente primo ministro.

Justin Trudeau nel suo discorso finale si è detto “maledettamente orgoglioso” dell’eredità del suo governo e fiducioso nella resilienza dei canadesi. Ma ha avvertito che il paese sta attraversando un momento pericoloso: “Questo è un momento che definirà la nazione. La democrazia non è scontata. La libertà non è scontata. Persino il Canada non è scontato”. Ha anche richiamato lo slogan “elbows up” (gomiti in alto) tra applausi scroscianti – un modo di dire della leggenda dell’hockey su ghiaccio Gordie Howe, tornata in auge dopo le minacce di Trump di annettere il Canada. Lo sport nazionale del Canada è diventato terreno simbolico di scontro fra le due nazioni nelle ultime settimane (la nazionale canadese peraltro sul ghiaccio è emersa vittoriosa).
Già in gennaio, Donald Trump aveva annunciato dazi del 25% su tutti i beni canadesi (nonché messicani), con l’eccezione di un’imposta del 10% sul petrolio greggio canadese e sulle esportazioni energetiche, citando preoccupazioni per l’immigrazione illegale e il traffico di droga (in particolare del fentanyl). L’applicazione dei dazi ai prodotti canadesi al momento è sospesa fino al 2 aprile ma si tratta di una vera guerra commerciale che ha incrinato la storica relazione tra le due nazioni.
Nel suo discorso di vittoria, Carney ha affrontato queste tensioni, sottolineando la sovranità del Canada e la sua prontezza a difendere i propri interessi. Trump ha anche detto – più volte – che il Canada dovrebbe diventare il 51° stato degli Stati Uniti, per Carney una vera minaccia esistenziale che “distruggerebbe il nostro stile di vita”.
Carney ha seguito un percorso insolito verso il potere: sarà solo il secondo primo ministro nella storia canadese a non avere un seggio alla Camera dei Comuni. La prassi suggerisce che annunci rapidamente la sua candidatura a un seggio federale nelle prossime politiche. Sarà anche il primo primo ministro liberal proveniente dal Canada occidentale, un’identità significativa in un paese politicamente diviso lungo linee geografiche.
La sua vittoria, preannunciata dal successo nella raccolta fondi e da una serie di importanti endorsement da membri di spicco del governo, potrebbe dare nuova linfa ai liberal verso il voto. Da quando Trump ha varato la sua campagna anti-Canada il partito di governo ha invertito la sua caduta libera nei sondaggi, e oggi appare sempre più improbabile che i conservatori – che sembravano pronti a riprendersi il potere – ci riescano. Secondo i sondaggi, Carney è visto come il leader federale più affidabile per gestire la crisi commerciale in corso.
Carney ha anche attaccato il leader conservatore Pierre Poilievre, definendolo un “politico di carriera” impegnato in una campagna profondamente divisiva. “La divisione non porta alla vittoria in una guerra commerciale,” ha detto.
Qualche problema c’è però in questo passaggio dal mondo della finanza alla politica. Carney è coinvolto nella gestione della società di investimenti Brookfield Asset Management che ha trasferito la sua sede da Toronto a New York, una questione politicamente delicata data la recente pressione degli Stati Uniti affinché le aziende canadesi si trasferiscano a sud del confine. L’ex governatore ha promesso di mettere immediatamente i suoi consistenti beni, stimati in oltre 30 milioni di dollari canadesi (circa 21 milioni di dollari USA) in un blind trust.