Mosca, Pechino e Teheran fanno fronte comune. Le tre potenze storicamente rivali degli Stati Uniti hanno schierato luned’ le loro flotte nel Golfo di Oman per un’esercitazione congiunta.
Le manovre, denominate “Security Belt-2025”, si svolgono vicino al porto iraniano di Chabahar e sono il quinto addestramento navale congiunto dal 2019.
Interpellato sulla questione, Trump ha liquidato il tutto con nonchalance: “Non sono affatto preoccupato”, ha detto a Fox News a bordo dell’Air Force One. “Siamo più forti di tutti loro. Abbiamo più potere di tutti loro”. Parole che non bastano però a dissipare i timori a Washington, dove cresce la consapevolezza che il fronte Cina-Russia-Iran, con il possibile appoggio di Pyongyang, non sia più una semplice minaccia teorica. Alcuni analisti parlano apertamente di un’”asse dell’autoritarismo” pronto a colpire su più fronti.
Nel frattempo, Mosca ha intensificato i rapporti con la Corea del Nord. Oltre alla firma di un accordo di mutua difesa, Pyongyang ha inviato uomini in Ucraina per combattere a fianco delle forze russe, segnale che il blocco anti-occidentale si sta saldando anche sul campo di battaglia.
Anche i rapporti tra Iran e Stati Uniti sono sempre più tesi. Trump ha rilanciato la strategia della “massima pressione” su Teheran, puntando ad azzerarne le esportazioni di petrolio per soffocare l’economia e bloccare il programma nucleare. La Repubblica Islamica reagisce accusando Washington di “bullismo internazionale” e rafforzando le proprie alleanze militari.
Domenica, tuttavia, il regime degli ayatollah si è detto pronto a prendere in considerazione l’avvio di negoziati con gli Stati Uniti in merito ai timori di Washington sul programma nucleare di Teheran. Negli scorsi giorni Trump ha inviato alla Guida Suprema Ali Khamenei una lettera per cercare un accordo per frenare la rapida avanzata del programma nucleare di Teheran.
La scelta del Golfo di Oman per le esercitazioni non è casuale. Il tratto di mare è la porta d’accesso allo Stretto di Hormuz, da cui transita oltre un quarto del petrolio mondiale. Gli Stati Uniti sorvegliano l’area con la Quinta Flotta, di base in Bahrein, ma la Russia ha schierato quindici unità navali, tra cui le corvette Rezky e Aldar Tsydenzhapov e la nave cisterna Pechenega. La Cina ha inviato il cacciatorpediniere lanciamissili Baotou e la nave rifornitrice Gaoyouhu, mentre l’Iran ha messo in campo una corvetta missilistica stealth e un pattugliatore.
Il programma prevede attacchi simulati contro bersagli marittimi, operazioni di abbordaggio e sequestri, oltre a interventi di ricerca e soccorso. L’obiettivo ufficiale è “rafforzare la cooperazione militare”, ma il messaggio è chiaro: l’asse orientale si muove compatto, mentre l’Occidente appare sempre più diviso e incerto sul da farsi. A patto che un Occidente propriamente inteso ancora esista.