Più di 80 donne afghane fuggite dai talebani per seguire un’istruzione superiore in Oman rischiano ora di dover tornare in Afghanistan a seguito dei tagli radicali dell’Amministrazione Trump ai programmi di aiuto all’estero. Le donne afghane, stavano seguendo in Oman corsi di laurea e post-laurea nell’ambito del Women’s Scholarship Endowment (WSE), un programma USAID iniziato nel 2018, grazie al quale potevano studiare scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, ovvero proprio le discipline STEM vietate alle donne dai talebani. Adesso le loro borse di studio sono state congelate, portando queste brillanti studentesse al totale sconforto.
Come riporta la BBC, una di loro ha detto a questo proposito: è stato straziante”, parlando anonimamente per paura di ripercussioni. ”Tutte erano scioccate e piangevano. Ci è stato detto che saremo rimandate indietro entro due settimane”.
I talebani infatti, che sono saliti al potere in Afghanistan nell’agosto del 2021, hanno imposto una serie di restrizioni e divieti sulle attività svolte dalle donne, che riguardano soprattutto l’istruzione e la libertà di parola ed espressione su tutti i livelli, compreso il divieto assoluto di mostrare il proprio volto in pubblico.
Le studentesse hanno raccontato ai media che attualmente sono già in corso i preparativi per riportarle dall’Oman in Afghanistan e che hanno fatto appello alla comunità internazionale per “intervenire urgentemente”.
“Se ci rimandano indietro, affronteremo gravi conseguenze. Ciò significherebbe perdere tutti i nostri sogni”, ha detto una studentessa. “Non saremo in grado di studiare e le nostre famiglie potrebbero costringerci a sposarci. Molte di noi potrebbero anche essere a rischio a causa delle nostre esperienze nell’attivismo in passato”.
I talebani hanno infatti represso le donne che protestano per ottenere il diritto all’istruzione e al lavoro, picchiando, arrestando e minacciando molte attiviste. La studentessa ha poi sottolineato che nel suo paese: “le donne si descrivono come “cadaveri che si muovono” sotto le brutali politiche del regime”.