Contrordine compagni! I dazi non ci sono, i colloqui di pace con Zelensky sono ripresi, i palazzi pubblici non sono più in vendita, le liste dei licenziati del settore pubblico le prepareranno i ministri e non Musk. I dipendenti della Food and Drug Administration (FDA) licenziati sono stati riassunti, così come quelli del Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e quelli della National Security Administration.
Dilettanti allo sbaraglio che prima lanciano direttive tassative e, con la stessa disinvoltura, 24 ore dopo le annullano. La politica della motosega, teatralmente lanciata dal miliardario prestato alla Casa Bianca, si inceppa davanti ai più di 100 ricorsi presentati nei tribunali federali. Poi la mareggiata che ha colpito Wall Street ha forzato Washington a più miti approcci sui dazi. Mercoledì, la Borsa ha avuto forti perdite dopo che era stata annunciata l’imposizione delle tariffe e poi giovedì, quando il provvedimento è stato sospeso, le azioni sono crollate di nuovo.
Il mercato di bitcoin è anche crollato durante la notte dopo che il presidente ha firmato un ordine esecutivo per stabilire una riserva strategica di criptovalute. Una decisione che apparentemente dovrebbe essere positiva per il mercato, se non fosse per un dettaglio chiave: il governo non acquisterà alcuna criptovaluta. La riserva è composta da quelle che già possiede. Oggi alla Casa Bianca c’è stata una riunione con molti dei manager delle aziende di cripto.
Attendees of the First White House #CryptoSummit and the Tokens They Will Represent#CryptoPump #Crypto #Bitcoin #BitcoinReserve pic.twitter.com/Ug8D9ihp5b
— Angel investor 😇 (@bestlegalinvest) March 7, 2025
Decisioni prese per “riportare l’America ai vecchi splendori”, ha affermato il presidente nel suo discorso alle camere riunite in seduta congiunta. Il risultato: gli Stati Uniti si sono inimicati gli alleati e i “vicini di casa”, messo in discussione la loro credibilità nelle alleanze sia militari che commerciali, rendendo i futuri rapporti più incerti perché la politica del cambiare, tagliare, ridurre per poi fare precipitosamente marcia indietro ha le sue conseguenze. E non solo i vicini e gli alleati. Anche i grandi gruppi industriali e finanziari che hanno sostenuto la sua campagna elettorale ora guardano Trump con sospetto. I manager delle tre maggiori case automobilistiche americane gli hanno chiesto di bloccare, per ora, i dazi. Così come il sindacato dei lavoratori dell’industria dell’auto. I primi a esprimere preoccupazioni sono stati: Jim Farley, CEO della Ford Motor, che ha affermato che le aliquote sulle esportazioni creeranno “costi e caos”; il presidente di Stellantis John Elkann che ha avvertito che potrebbero essere dannose per i produttori nordamericani; e la General Motors che ha dichiarato che sta valutando modifiche alla catena di fornitura per attutire il colpo.
I dirigenti di Target, Best Buy, Mattel, Hasbro, Walmart e Costco hanno avvertito i consumatori che ci saranno aumenti dei prezzi.
Nel giro di pochi giorni, Trump ha denunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky chiamandolo dittatore, poi si è riconciliato e invitato a Washington, lo ha rimproverato, umiliato e cacciato dallo Studio Ovale. Ha cercato di riavviare il dialogo mentre ha bloccato l’invio delle armi e la condivisione dell’intelligence perché, secondo il presidente, è così che si fanno gli accordi. Lo ha insegnato all’America con il suo programma televisivo The Apprentice. Poco importa se la sua amministrazione ha ingannato gli alleati inginocchiandosi a Putin, lasciando il mondo incapace di capire da che parte ora stanno gli Stati Uniti o cosa sta facendo la Casa Bianca e perché.
Tutto questo con i repubblicani al Congresso che hanno la maggioranza in entrambe le camere che, come nelle sitcom quando compare il segnale “applausi”, battono le mani facendo salti mortali per cercare di dare una logica razionale a queste decisioni.
“My fellow Americans, get ready for an incredible future because the golden age of America has only just begun. It will be like nothing that has ever been seen before.” –President Donald J. Trump 🇺🇸 pic.twitter.com/ufZmz6siUu
— The White House (@WhiteHouse) March 6, 2025
Trump ha trascorso settimane a tergiversare se il Congresso dovesse approvare il suo programma in una o due proposte di legge, poi ha colto di sorpresa il Senato sostenendo la versione della Camera. Ha promesso di non eliminare Medicaid, ma vuole il piano proposto da Mike Johnson che impone esattamente il suo smantellamento. Ha giurato di raggiungere l’impensabile pareggio di bilancio, mentre approvava tagli fiscali per trilioni di dollari.
Investitori stranieri come la compagnia energetica francese Engie hanno dichiarato pubblicamente di aver bisogno di chiarezza e prevedibilità per investire negli Stati Uniti, ma è chiaro che al momento manca. Mentre i manager dei giganteschi depositi esteri dei fondi pensione internazionali parcheggiati nei mercati finanziari americani si interrogano se investire negli Usa sia ancora la cosa saggia da fare. Solo la Danimarca ha 82 miliardi di dollari investiti a Wall Street. La Germania quasi la stessa cifra, il Canada, il triplo.
“Non sto nemmeno guardando il mercato”, ha detto Trump ai giornalisti nello Studio Ovale giovedì, rinnegando il suo punto di riferimento preferito quando le cose vanno per il verso che lui vuole.
Michael R. Strain, economista presso il think-tank conservatore American Enterprise Institute, ha affermato al New York Times che le politiche di Trump su commercio e immigrazione e il suo approccio “rapido” ai tagli di posti di lavoro federali stanno causando un effetto dannoso. “Quello che il presidente Trump ha proposto non creerà una recessione per ora”, ha continuato. “Ma rallenterà la crescita economica. Toglierà soldi dalle tasche degli americani. Aumenterà il tasso di disoccupazione. Costerà posti di lavoro alle persone. Renderà le aziende americane meno competitive”.
Una strada che non porta “l’America ai vecchi splendori”.