Un raffinato gioco di bastone e carota, o il caos? Donald Trump ha effettuato un’altra inversione di rotta sui dazi doganali, ritardando l’imposizione di tariffe su molti beni provenienti da Canada e Messico fino al 2 aprile. Il presidente però ha dichiarato che questa decisione “non ha nulla a che fare” con la turbolenza nei mercati azionari. A Wall Street, l’S&P 500 è sceso dell’1,8% giovedì. “Non sto nemmeno guardando il mercato”, ha detto Trump.
Anzi non ci sono “ritardi di alcun tipo”, ha dichiarato ai giornalisti nello Studio Ovale, mentre firmava l’ordine che posticipava i dazi.
Trump aveva già attenuato la sua offensiva contro Canada e Messico, concedendo un mese di tregua alle case automobilistiche – fra cui Stellantis – che avevano protestato per i gravi disagi a cui andavano incontro. Anche le principali aziende del settore delle vendite al dettaglio avevano lanciato l’allarme per preparare i consumatori a significativi aumenti di prezzo nei supermercati. I dazi non vengono pagati dai Paesi che li ricevono, ma dagli importatori – in questo caso, le aziende statunitensi – che acquistano prodotti dalle imprese nei Paesi colpiti dalle tariffe.
Il primo annuncio ha riguardato il Messico dopo una telefonata con la presidente Claudia Sheinbaum: Trump ha fatto sapere su Truth che il vicino meridionale per ora non avrebbe dovuto pagare dazi sui bene che rientrano nell’accordo commerciale esistente tra Stati Uniti, Messico e Canada, noto come USMCA.
Poche ore dopo, Trump ha firmato un emendamento che estendeva la stessa esenzione al Canada fino al 2 aprile. Nella stessa giornata, aveva attaccato il primo ministro canadese Justin Trudeau, accusandolo di “usare il problema dei dazi” per rimanere in carica.
Entrambi i vicini, a sud e a nord, secondo Trump sono colpevoli di non fare abbastanza per bloccare il traffico illecito della droga fentanyl (che preoccupa molto gli statunitensi), e il Messico è anche accusato di non fare abbastanza per contrastare il passaggio di migranti al confine.
Il Messico ha continuato a trattare con Trump mentre il Canada di Justin Trudeau aveva due giorni fa annunciato l’imposizione di dazi per rappresaglia ai prodotti in entrata dagli Usa. La presidente messicana ieri sera ha elogiato una collaborazione con “risultati senza precedenti”. I due governi, ha detto dopo l’annuncio di Trump, continueranno a collaborare “in particolare sulle questioni relative all’immigrazione e alla sicurezza, tra cui la riduzione del passaggio illegale di fentanyl negli Stati Uniti e di armi in Messico”.
Durante il suo discorso congiunto al Congresso martedì sera, Trump aveva riconosciuto che i dazi avrebbero causato delle difficoltà: “Ci sarà qualche disturbo, ma di poco conto”.
Una breve timeline: Trump aveva promesso di colpire Canada e Messico con i dazi già dal suo primo giorno di ritorno alla Casa Bianca. Tuttavia, una volta insediato, ha annunciato che avrebbe potuto imporli a partire da febbraio. Il mese scorso, ha concesso un rinvio di un mese all’ultimo momento a entrambi i Paesi. Solo martedì scorso ha infine deciso di procedere, imponendo dazi del 25% su tutte le merci provenienti dal Messico, del 25% sulla maggior parte dei beni canadesi e del 10% sui prodotti energetici canadesi. Inoltre, ha raddoppiato le tariffe sulle esportazioni cinesi, portandole dal 10% al 20%. Adesso il nuovo stop fino a inizio aprile.