L’Europa “non sa come mettere fine alla guerra, io penso di sapere come fare”. Lo ha detto Donald Trump dallo Studio Ovale davanti ai giornalisti personalmente selezionati da lui escludendo le testate “ostili”. Solo qualche ora prima aveva postato sul suo sito Truth Social il messaggio: “Sto considerando ampie sanzioni bancarie e dazi alla Russia fino a quando non sarà raggiunto un cessate il fuoco e un accordo finale sulla pace”.
Un vulcanico incontro a tutto campo con i giornalisti dopo le clamorose rivelazioni sull’apertura ai negoziati di pace tra Mosca e Kiev dell’11 marzo in Arabia Saudita, ai quali parteciperanno il segretario di Stato Marco Rubio, il consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Walz e l’inviato per il Medio Oriente Steve Witkoff. Per l’Ucraina, invece, ci sarà Andriy Yermak, il fido braccio destro di Zelensky.
Nel suo briefing il capo della Casa Bianca ha anche parlato del tentativo di disgelo con l’Iran, di Hamas, dei licenziamenti degli impiegati federali, dei dazi che ora ha nuovamente imposto o imporrà, del mercato del lavoro americano. Il presidente ha detto di aver mandato una lettera a Teheran per proporre negoziati volti a impedirgli di sviluppare armi nucleari, minacciando un intervento militare. L’input sarebbe stato avviato da un incontro di Elon Musk con l’ambasciatore iraniano alle Nazioni Unite.
Trump ha anche sminuito le tensioni tra Musk e i membri del suo Gabinetto. Secondo il New York Times, ci sarebbe stato un violento alterco tra il capo del Dipartimento per l’Efficienza del Governo (DOGE) e il Segretario di Stato Marco Rubio, che lo ha criticato per aver smantellato l’USAID, che ricade sotto la giurisdizione del suo Ministero, senza neanche informarlo. “Elon Musk e i ministri non si sono scontrati: il miliardario e Marco Rubio vanno d’accordo”, ha risposto infastidito il presidente alla domanda del giornalista di NBC News.
Oramai le esternazioni del presidente vengono seguite di presenza solo dai selezionati media “amici” dopo che il suo ufficio nei giorni scorsi ha annunciato che la Casa Bianca aveva preso il pieno controllo del pool stampa giornaliero. Finora era selezionato dalla White House Correspondents Association. Una decisione che ha visto escludere Associated Press, Reuters e Huffington Post, mentre le domande dei giornalisti delle testate più in contrasto con la sua politica vengono ignorati. Questo ha aperto la porta a vari organi di stampa che prima erano esclusi. Come Brian Glenn, accreditato dalla cable radio-tv Real America’s Voice, legata ai QAnon, piena zeppa di teorie cospiratrici. Glenn è anche fidanzato della parlamentare estremista Marjorie Taylor Greene, quello che ha domandato a Zelensky, durante il drammatico incontro alla Casa Bianca con Trump, perché era vestito in quel modo.
In un ambiente così farlocco il presidente spazia passando dai dazi al Canada agli europei, che ha nuovamente accusato di aver creato la Ue per fregare gli Stati Uniti. Ha sottolineato: “Si è approfittata di noi, ma con me non potranno più farlo”.
Ha accusato nuovamente il Canada di imporre tariffe eccessivamente elevate (250%) e di ostacolare le esportazioni statunitensi, mentre trae vantaggio dalle vendite negli Stati Uniti, minacciando di ricambiare con tariffe simili sulle importazioni di latte e prodotti caseari, a partire da oggi stesso o da martedì.
Sottolinea la volontà di perseguire una rinascita dell’industria automobilistica e di sviluppare gli investimenti nella produzione di microchip, con l’obiettivo di riconquistare il predominio nel mercato dei microprocessori, precedentemente perso a causa della pessima gestione di Biden sulle aziende di Taiwan e Corea.
“Sto francamente trovando più difficile avere a che fare con l’Ucraina – ha dichiarato il presidente –, che non ha le carte, piuttosto che con la Russia. Ed è sorprendente perché loro hanno tutte le carte”. Mosca sta “bombardando Kiev, che trascina i piedi per finire il lavoro. La guerra potrebbe degenerare nella Terza guerra mondiale: dobbiamo risolvere la questione. Senza di me una risoluzione non avrebbe alcuna possibilità, ma credo che noi riusciremo a fermare la guerra. Devo sapere che vogliono un accordo. Non so se vogliono un accordo. Se non vogliono, ce ne andiamo perché noi vogliamo che lo facciano”.
Donald Trump minaccia Mosca di sanzioni e chiede paradossalmente di fermare i crescenti bombardamenti sull’Ucraina, dopo aver sospeso a Kiev la fornitura di armi, di intelligence e ora anche quella satellitare. Ma poco dopo dichiara che è più facile negoziare con Vladimir Putin che con Volodymyr Zelensky. “Credo a Putin, penso che stiamo andando molto bene con la Russia. Ma in questo momento stanno bombardando a più non posso l’Ucraina”, sempre più convinto che Mosca voglia negoziare.
Un vortice di iniziative non sempre lineari e di accuse. “Chi ci critica – afferma a fine incontro il presidente – fa parte della schiera degli eterni scontenti”.