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Musk si schiera a favore della grazia per Chauvin, l’agente che uccise Floyd

In un'intervista con Ben Shapiro di “The Daily Wire”, il capo del DOGE non ha negato la richiesta al presidente Trump

Massimo JausbyMassimo Jaus
Il paradosso DOGE: stipendi d’oro per chi taglia i costi

Elon Musk/Ansa

Time: 4 mins read

Non solo tagli alle spese e licenziamenti nel settore pubblico. Parlando nel programma dell’ultra destra “The Daily Wire” condotto da Ben Shapiro, Elon Musk, il miliardario chiamato a dirigere il DOGE, si è schierato con quanti vogliono che Trump conceda la grazia a Derek Chauvin, l’agente di polizia di Minneapolis che nel 2020 uccise George Floyd e che sta attualmente scontando 21 anni di carcere per le condanne statali e federali per l’omicidio nel carcere federale di Big Spring in Texas.

Nel programma, Shapiro prende di mira le politiche del “woke” sostenendo che Chauvin è stato “ingiustamente condannato” e che il suo processo è stato influenzato dalle pressioni politiche. Per questo, il conduttore ha mandato una lettera aperta a Donald Trump esortandolo a intervenire. Nel testo, sostiene che: il poliziotto non ha ucciso Floyd come stabilito dal coroner, ma che è deceduto “sotto l’effetto di fentanyl” e aveva una “significativa patologia cardiaca preesistente”; che la pressione politica e sociale ha influenzato la decisione della giuria; che la condanna è stata “il risultato definitivo del movimento woke nella politica americana”; che per gran parte del video che riprende il drammatico arresto, il ginocchio di Chauvin era sulla spalla o sulla schiena di Floyd, non sul collo. Musk è entrato nella conversazione commentando la registrazione mostratagli da Shapiro: “È qualcosa su cui bisogna riflettere”.

La procuratrice generale del Minnesota, Keith Ellison, intervistata dal Minneapolis Star Tribune, ha stroncato la possibilità della richiesta affermando che, anche se Trump dovesse intervenire, Chauvin deve comunque scontare la sua condanna statale perché il presidente può concedere il perdono solo ai condannati per reati federali. C’è stato un unico processo federale, grazie a un accordo tra inquirenti statali e federali, ma il poliziotto aveva in carico due accuse di omicidio, una della procura distrettuale di Minneapolis e una federale per via dei risvolti razziali della vicenda. “È un altro modo per evidenziare la mancanza di rispetto per George Floyd e ancora più mancanza di rispetto per lo stato di diritto”, ha detto Ellison.

Chauvin è attualmente in una prigione federale in Texas, dove sta scontando una condanna a 21 anni. Nel dicembre 2023, il suo team legale ha ottenuto l’approvazione per esaminare il tessuto cardiaco e i campioni di fluido di Floyd come parte di un tentativo per riaprire il processo. Un coroner del Kansas aveva suggerito che la vittima potrebbe aver avuto una patologia cardiaca, chiamata cardiomiopatia takotsubo, sebbene non avesse mai esaminato il cadavere o i referti dell’autopsia.

Chauvin ha più volte cercato di annullare la sua condanna. In una delle numerose richieste per l’appello i suoi avvocati hanno sostenuto che la pubblicità preprocessuale e le manifestazioni di piazza avevano portato a un processo “ingiusto”. Il suo ultimo appello criticava una rappresentanza legale inefficace e che il suo avvocato non fosse riuscito a cercare prove a sostegno di spiegazioni alternative per la morte di Floyd.

Oltre alle sue battaglie legali, Chauvin in prigione è stato ferito con 22 coltellate da un altro detenuto nel novembre 2023 nel carcere federale di Tucson in Arizona. Sopravvissuto all’attacco è stato trasferito poi nella prigione federale del Texas. La data prevista per il suo rilascio rimane il 10 dicembre 2035.

Il caso continua a essere un punto focale nella politica americana, con i sostenitori della grazia per Chauvin che dichiarano che il suo processo è stato ingiusto, falsato dal giustizialismo dell’ultra sinistra democratica “imbevuta dalle teorie del woke”. Mentre altri vedono qualsiasi tentativo di clemenza all’ex poliziotto come un insulto alla memoria di Floyd e alla più ampia lotta per la giustizia razziale.

Il dibattito evidenzia le profonde divisioni politiche e sociali che permangono quasi quattro anni dopo la morte di George Floyd. Per gli ultra conservatori come Shapiro, la condanna di Chauvin rappresenta l’eccessiva influenza dell’attivismo progressista sul sistema giudiziario, sostenendo che la pressione pubblica e le proteste abbiano creato un ambiente in cui una “giustizia giusta” era impossibile.

Allo stesso tempo, esperti legali e sostenitori dei diritti civili ribattono che la condanna di Chauvin si è basata su prove chiare, tra cui due autopsie che hanno stabilito che la morte di Floyd era un omicidio causato dal ginocchio dell’agente che premeva sulla sua gola. Sottolineano che l’ex poliziotto ha avuto molteplici opportunità di presentare appello contro il suo caso, con i tribunali che hanno ripetutamente respinto le sue argomentazioni.

Il coinvolgimento di Musk aggiunge un altro stadio alla discussione poiché il miliardario è sempre stato critico della politica “woke”. Il suo sostegno all’argomentazione di Shapiro, per quanto breve, evidenzia come personaggi influenti stiano usando il caso di Chauvin come un pretesto nella battaglia molto più ampia, nella loro personale lotta contro le politiche progressiste, usando questa vicenda come un esempio di persecuzione politica piuttosto che come una decisione giudiziaria imparziale.

L’omicidio di Floyd ha scatenato uno dei più grandi movimenti di protesta nella storia degli Stati Uniti, portando a diffuse richieste di riforma della polizia. Una grazia per Chauvin sarebbe un passo indietro rispetto a quegli sforzi, riaccendendo i dibattiti sulla responsabilità nelle forze dell’ordine, riavviando la controversia su giustizia, razza e ideologia politica. Perché la richiesta di grazia per Chauvin è un riflesso delle battaglie culturali e politiche che stanno confrontando l’America di oggi.

Il suo caso rimane un simbolo della lotta per responsabilizzare polizia sulla violenza negli arresti, riaprendo il mai sopito discorso sulle differenze della  giustizia sugli imputati “non bianchi”.

Se Trump dovesse accogliere la richiesta di grazia per Chauvin, si rischierebbe di riaprire le contestazioni del 2020, quando la morte di Floyd ha innescato proteste in tutto il Paese.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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