L’amministrazione Trump è pronta a revocare lo status legale temporaneo per circa 240.000 ucraini fuggiti dalla guerra con la Russia, secondo le indiscrezioni di Reuters.
Lo status di protezione temporanea (TPS) è una misura straordinaria concessa a cittadini stranieri i cui Paesi d’origine sono colpiti da conflitti armati, disastri naturali o altre emergenze. Lo status permette loro di risiedere e lavorare legalmente negli Stati Uniti per un periodo definito, senza il rischio di deportazione – ma non garantisce un percorso automatico verso la residenza permanente o la cittadinanza. La sua revoca significa che gli individui coinvolti torneranno a essere considerati immigrati irregolari, e perciò soggetti a espulsione immediata.
La stretta sui permessi umanitari rientra in una strategia più ampia per eliminare la protezione legale concessa a oltre 1,8 milioni di migranti sotto l’amministrazione Biden. Ma si tratta anche probabilmente di una conseguenza del rapporto ormai ai ferri corti tra Trump e Zelenskyy, accusato da Trump e dal vicepresidente JD Vance di essersi comportato “irrispettosamente” durante l’incontro di due settimane fa alla Casa Bianca. Finora da Pennsylvania Avenue non sono stati rilasciati commenti, mentre il Dipartimento della Sicurezza Interna si è limitato a dichiarare che “al momento non ci sono annunci”.
Un ordine esecutivo firmato da Trump il 20 gennaio aveva già imposto la cessazione di tutti i programmi di ingresso agevolato. La revoca del permesso ha riguardato circa 530.000 cubani, haitiani, nicaraguensi e venezuelani, con conseguenze immediate: perdita dello status legale e procedure di espulsione rapida. Un’email interna dell’ICE visionata da Reuters conferma che chi ha beneficiato di questi programmi potrebbe essere soggetto a rimozione immediata, senza limiti di tempo, se entrato legalmente ma senza un’ammissione ufficiale.
Le misure di Biden miravano a contenere l’immigrazione irregolare e offrire protezione umanitaria, ma ora migliaia di persone rischiano di ritrovarsi in un limbo giuridico. Tra loro, oltre agli ucraini e ai latinoamericani, figurano più di 70.000 afghani fuggiti dal ritorno al potere dei talebani e un milione di migranti che hanno programmato l’ingresso con l’app CBP One.
In campagna elettorale, Trump aveva promesso di cancellare i programmi TPS e, a gennaio, il suo governo ha sospeso l’elaborazione delle domande di rinnovo per chi era entrato con quei permessi.
Le organizzazioni per i diritti umani e gruppi pro-immigrati hanno già annunciato battaglie legali per contrastare la decisione. Secondo il Migration Policy Institute, la revoca del TPS per gli ucraini colpirà migliaia di famiglie integrate nella società americana, molte delle quali con figli nati negli Stati Uniti. Le associazioni denunciano che la nuova politica non tiene conto della situazione in Ucraina, dove la guerra continua e il ritorno potrebbe esporre i rifugiati a gravi pericoli.
L’Unione Europea e alcuni membri del Congresso, inclusi repubblicani moderati, hanno espresso preoccupazione per l’impatto della decisione. Ma la Casa Bianca sembra determinata a portare avanti la linea dura.