Molte agenzie pubblicitarie stanno consigliando ai clienti, seppur controvoglia, di investire in pubblicità su X, la piattaforma di Elon Musk. Alcuni esperti parlano di una vera e propria “Elon tax”, con aziende costrette a destinare una parte del budget pubblicitario a X come una sorta di polizza assicurativa contro boicottaggi e indagini. Musk ha già avviato azioni legali contro le aziende che snobbano la sua piattaforma, accusandole di collusione.
Gli addetti ai lavori, ascoltati da Business Insider, hanno lamentato che il miliardario abbia acquisito tanto potere politico nell’amministrazione di Donald Trump. Alcuni specialisti hanno dichiarato di essere irritati dalla situazione. Diversi marketer, dirigenti di agenzie e consulenti hanno persino chiesto l’anonimato per timore di ritorsioni.
Martedì scorso, la società di ricerca e consulenza Forrester, tra le più influenti al mondo con sede principale a Cambridge in Massachusetts e specializzata nell’aiutare i leader aziendali a sviluppare strategie pubblicitarie, ha pubblicato un post sul blog che criticava X e consigliava agli inserzionisti “di investire in pubblicità sulla piattaforma per evitare ripercussioni”.
Gli analisti hanno scritto che gli inserzionisti stavano “perdendo il controllo della scelta dei media” nel contesto politico e consigliano loro di “assumere impegni pubblicitari non vincolanti con X” e di aumentare gradualmente la spesa se X raggiunge obiettivi specifici.
“Finché Musk manterrà la sua posizione, dovrete essere un po’ più cauti”, ha dichiarato un veterano di agenzie pubblicitarie da più di 20 anni. “Questa è la realtà”. Inoltre la situazione tra i pubblicitari è così tesa che parecchi addetti del settore hanno dichiarato che se X utilizzasse davvero queste tattiche, si tratterebbe di bullismo. Eppure, secondo il CEO di X, l’esperta pubblicitaria Linda Yaccarino, aveva dichiarato che la situazione economica di X non sembra essere in forte espansione nonostante contempli clienti del calibro di Apple.
Un veterano del settore pubblicitario che resta anonimo ha detto: “Non ho mai visto nulla di simile nella storia della nostra attività”, riferendosi all’ambiente politico attuale in cui lavorano gli inserzionisti, ma ha aggiunto: “in questo momento bisogna giocare in difesa”.