Il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha ordinato al Comando cibernetico USA di sospendere le operazioni informatiche contro la Russia. Il Washington Post ha riportato che, secondo fonti interne al Dipartimento di Difesa, rimarranno in pausa per tutta la durata delle negoziazioni. Sono attive, invece, le procedure di cyberspionaggio.
Non è straordinario che vengano interrotte questo tipo di operazioni a trattative in corso per evitare che le parti si intesiscano. Tuttavia, una misura del genere in questo momento, in cui i rapporti fra Stati Uniti e Ucraina si sono incrinati dopo lo scontro disastroso fra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, sembra confermare le intenzioni del presidente USA di riavvicinarsi al Cremlino segnando così un cambio di rotta decisivo nella storia della politica estera americana.
Arriva anche la risposta da Mosca. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha elogiato Trump per “il suo buon senso” di porre fine alla guerra e ha condannato Zelensky come “nazista puro”. Il portavoce Dmitry Peskov ha detto alla televisione di Stato che “la politica estera della nuova amministrazione coincide in gran parte con la visione” della Russia. “C’è ancora molta strada da fare – ha chiarito Peskov – perché c’è un danno enorme all’intero complesso delle relazioni bilaterali. Ma se la volontà politica dei due leader, il presidente Putin e il presidente Trump, viene mantenuta, questo percorso può essere piuttosto rapido e vincente”. Queste dichiarazioni sarebbero state fatte mercoledì, ma sono state rilasciate solo domenica.
Gli esperti ammoniscono che nel frattempo la Russia continua a essere una delle principali minacce informatiche per gli Stati Uniti e, per oltre un decennio, l’Office of the Director of National Intelligence l’ha messa al primo posto fra i Paesi da tenere sotto controllo perché è la più attiva. Nel 2017, l’Intelligence ha concluso che il Cremlino aveva provato a influenzare le elezioni a favore di Trump e, lo scorso settembre, l’ex ministro della Giustizia Merrick Garland ha messo sotto sequestro 32 siti web e dieci soggetti per aver diffuso fake news durante la campagna elettorale del 2024.