La U.S. Agency for Global Media, proprietaria dell’emittente finanziaria federale Voice of America (VOA), ha avviato delle indagini interne dopo che alcuni giornalisti avrebbero criticato o “espresso dei commenti percepiti come tali” sul presidente Donald Trump, come riporta il New York Times.
La testata si è sempre dichiarata “fonte accurata” e “indipendente” dal partito al potere. Tuttavia, diversi sono gli elementi che mettono in dubbio questi valori fondamentali, a partire dalla nuova direttrice esecutiva. Kari Lake, ex conduttrice TV che sosteneva teorie complottiste, è stata eletta da Trump senza l’approvazione del consiglio bipartisan che supervisiona la U.S. Agency for Global Media, come invece è previsto dalla legge.
Stando alle dichiarazioni di alcuni giornalisti, nelle ultime settimane, sarebbe stata vietata la pubblicazione di un paio di articoli che criticavano l’amministrazione Trump. Lo stesso direttore editoriale, Michael Abramowitz, assunto da meno di un anno dopo essere stato per tanto tempo al Washington Post, ha dichiarato durante una riunione di redazione di essere solo un “custode” e che Lake lo sostituirà a breve.
Inoltre, una delle firme di punta, Steven Herman, è stato messo in “congedo giustificato” da venerdì perché “la sua attività sui social ha minato la percezione dei lettori di VOA sull’obiettività e/o credibilità” della testata, secondo la mail ricevuta dal dipendente. Qualche settimana fa, Herman aveva citato sui social media uno dei gruppi che si occupano di anticorruzione in merito ai tagli di massa in USAID. L’inviato per le “missioni speciali” di Trump, Richard Grenell, aveva ripreso il post di Herman definendolo “traditore”.
Patsy Widakuswara, a capo dei corrispondenti dalla Casa Bianca, è stata riassegnata a un’altra sede.
Grenell ed Elon Musk hanno minacciato più volte di chiudere VOA del tutto. Lake ha invece sempre difeso l’esistenza della testata e ha promesso di mantenere una linea indipendente, ma libera da “critiche a Trump”.
Dall’entrata alla Casa Bianca, la nuova amministrazione ha passato in rassegna i corrispondenti che si occupano del presidente. Associated Press è stata esclusa perché si è rifiutata di cambiare Golfo del Messico con Golfo d’America, come previsto da un ordine esecutivo firmato da Trump il 20 gennaio scorso. La Federal Communications Commission ha cominciato a indagare sui giornalisti per verificare che “agiscano nell’interesse pubblico”.