Le condizioni cliniche del Papa sono rimaste stabili nella giornata di sabato, lo annuncia il bollettino serale dal Gemelli dopo la doccia fredda di venerdì sera: una crisi respiratoria nel pomeriggio, tecnicamente un broncospasmo che aveva provocato una crisi di vomito con inalazione. Il Pontefice era stato broncoaspirato e poi aiutato a respirare con ventilazione meccanica non invasiva: insomma con una maschera collegata a una macchina dell’ossigeno, ma senza intubazione o tracheotomia.
Sabato, riferisce il bollettino, Francesco ha alternato la ventilazione meccanica non invasiva a lunghi periodi di ossigenoterapia ad alti flussi, mantenendo sempre una buona risposta agli scambi gassosi. Il Papa non ha febbre né segni di infezioni; ha continuato ad alimentarsi ed ha regolarmente effettuato la fisioterapia respiratoria, “collaborando attivamente”, ed è “sempre vigile ed orientato”.
La prognosi rimane riservata.
Fuori dal grande complesso del Policlinico Gemelli con le sue mura bianche e il suo dedalo di reparti, i fedeli pregano. Lassù al decimo piano, dietro quelle finestre dove sono puntati gli occhi, c’è l’appartamento del Papa, riservato all’ospite vaticano: cinque stanze e una cappella, fra alte misure di sicurezza.
La salute di Francesco, da 16 giorni ricoverato per polmonite doppia, sembrava in miglioramento. La situazione ora è mutata perché, anche a meno di nuove crisi, il ricovero si prolungherà ancora, lo scioglimento della prognosi sarà rimandato a nuove analisi e controlli, la guarigione dalla polmonite si allontana, i cattolici di tutto il mondo restano in ambasce.
Restano tutti i problemi della gestione vaticana: il Pontefice 88enne è affaticato e non sta seguendo, lassù dalla collina di Monte Mario, tutti gli affari della Curia, anche se gli vengono inviati documenti che legge. Però i bollettini sottolineano da giorni appunto che è “vigile e orientato”, quindi nel pieno possesso delle sue facoltà. Il dettaglio è importante perché i media del mondo si sono chiesti se il Papa sia pronto a dimettersi e alcuni alti prelati nei giorni scorsi avevano fatto balenare l’idea che sarebbe possibile. Francesco aveva detto in passato che non avrebbe escluso l’ipotesi, se non fosse stato in grado di eseguire la sua missione. Ma dal punto di vista cognitivo è certamente in grado.
Il Policlinico Agostino Gemelli, vegliato dalla grande statua bianca di Giovanni Paolo II (al papa polacco è intitolata anche la galleria che dal Foro Italico di Roma porta in cima a Monte Mario) è la casa della Salute dei Pontefici ed è un po’ il simbolo della commistione fra Vaticano e Stato. Qui proprio Wojtyla passò i suoi numerosi ricoveri e morì, al centro dell’attenzione mediatica. Copre 37 ettari di terreno, su un terreno donato nel 1934 da papa Pio XI all’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore e garante dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: insieme hanno costituito la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, ente privato senza scopo di lucro.
Agostino Gemelli fu il sacerdote, psicologo e medico francescano che nel 1921 fondò appunto l’Università del Sacro Cuore: il Gemelli infatti è un policlinico universitario. Privato, ma in convenzione con il Sistema sanitario nazionale; 1611 posti letto fra ospedale e stanze riservate ai paganti (il cosiddetto Reparto Solventi), è uno dei più grandi centri clinici d’Italia, forma e sforna personale sanitario e tanta ricerca scientifica, per quanto limitata dalle norme vaticane: la procreazione assistita al Gemelli è stata oggetto di lunghe battaglie; dal marzo 2024 è aperto un ambulatorio sulla disforia di genere che fornisce consulenza psicologica e psichiatrica ai minori con un metodo “lento” e non con i farmaci; non si praticano interruzioni di gravidanza.