In una intervista esclusiva rilasciata ai microfoni di ABC, alcuni migranti venezuelani hanno parlato dell’esperienza vissuta presso la base militare statunitense di Guantanamo, dove erano stati deportati insieme ad altri connazionali (178 in totale), per ordine dell’amministrazione Trump.
La scorsa settimana, la base è stata sgomberata ed i clandestini rimpatriati. Jose, uno dei migranti intervistati da ABC, ha raccontato di essere stato svegliato in piena notte dagli agenti dell’ICE prima di essere deportato presso il campo di prigionia.
“Quando siamo saliti sull’aereo militare, ci hanno legato mani, piedi e la vita”, ha raccontato, “Ci hanno perquisito e poi ci hanno fatto sedere. Speravamo che non ci avrebbero portati a Guantanamo, ma alla fine è lì che siamo finiti”. “Nessuno ci diceva nulla”, ha aggiunto, “credevamo di essere stati sequestrati”.
L’uomo ha raccontato di essersi recato al confine settentrionale del Messico dopo aver richiesto asilo tramite l’app US Customs and Border Protection, prima che venisse chiusa dall’amministrazione Trump. Dopo tre settimane di attesa, “senza cibo e senza un posto dove stare”, ha deciso di consegnarsi alle autorità degli Stati Uniti. Jose, che non ha rivelato il suo cognome per evitare eventuali ritorsioni, è stato trattenuto in un centro di detenzione fino al suo trasferimento a Guantanamo.
“Dal momento in cui siamo arrivati, abbiamo provato a dare calci alle porte, abbiamo fatto innumerevoli scioperi”, ha aggiunto Jose, “Abbiamo intasato i bagni e protestato, coperto le telecamere, perché la reclusione è insopportabile”.
Il venezuelano ha inoltre descritto le durissime condizioni di vita all’interno della base: “La stanza in cui ero rinchiuso era piena di ragnatele e c’era un odore terrificante. Ti danno pochissimo cibo, ero arrivato al punto di leccare il piatto. All’esterno c’erano quattro gabbie: quello era il cortile”.
“Noi non siamo membri della gang Tren de Araguao qualcosa del genere, non siamo criminali, siamo immigrati”, ha invece dichiarato Bastidas Paz, un altro venezuelano raggiunto dai microfoni di ABC, “Non credo sia giusto che ci portino lì, in quel modo, perché praticamente ci hanno sequestrati, senza dirci nulla, e ci hanno lasciati lì. Non credo sia giusto”.
Paz ha inoltre affermato che lui ed altri venezuelani hanno intrapreso lo sciopero della fame durante il periodo di detenzione: “Siamo immigrati e non abbiamo commesso alcun crimine per essere condotti in quella prigione così orribile”.