È finita male. Anzi, è finita del tutto la “pax trumpiana” che il capo della Casa Bianca voleva mediare tra Ucraina e Russia. Insulti e rancorosi risentimenti mandati in diretta TV, con uno Volodymyr Zelensky cacciato via da Washington, proprio come voleva Vladimir Putin. Il presidente ucraino se n’è andato senza firmare l’accordo sui minerali e senza tenere la conferenza stampa congiunta con Donald Trump, come era stato pianificato.
Zelensky e Trump si sono scontrati apertamente davanti alle impietose telecamere, nel corso dell’incontro nello Studio Ovale fissato per riprendere il momento della firma dell’accordo sulla condivisione delle ricchezze minerarie dell’Ucraina, che avrebbe fatto da prologo alle trattative di pace con la Russia.
Trump aveva aperto la riunione: “Questo è un momento emozionante, ma il momento davvero emozionante sarà quando le armi taceranno e troveremo un accordo. E penso che ci siamo molto vicini”. Un annuncio fatto con pomposa autopromozione sostenendo di essere un “arbitro” e un “mediatore” tra Russia e Ucraina nel raggiungimento della pace.
Il presidente USA spingeva per l’accordo sullo sfruttamento delle terre rare. Al che Zelensky, mostrando le foto dei militari ucraini uccisi o torturati dai russi, ha fatto presente a Trump che l’intesa non si limitava a quello, ma includeva anche la sicurezza che la pace sarebbe stata rispettata perché Putin è un “killer”. “Lui è un killer non accetto compromessi”, di cui non ci si può fidare, per questo il presidente ucraino non avrebbe accettato solo il cessate il fuoco, ma voleva dal capo della Casa Bianca anche la garanzia che l’America fosse al suo fianco. “Dal 2015 – ha detto Zelensky – Putin ha infranto 25 volte il cessate il fuoco. Non ci sarà nessun accordo sullo sfruttamento delle terre rare senza le garanzie sulla sicurezza”.
In un impacciato tentativo di difesa, il vicepresidente JD Vance ha detto a Zelensky: “Non hai mai detto grazie. Non è una bella cosa. È irrispettoso venire nello Studio Ovale per cercare di litigare davanti ai media americani”. Al tentativo di obiezione del presidente ucraino è intervenuto un infuriato Trump a rincarare la dose: “Il problema è che io ti ho dato il potere di mostrarti un duro e non credo che lo saresti senza gli Stati Uniti. La tua gente è molto coraggiosa, ma o fai un accordo o ce ne tiriamo fuori e se ne saremo fuori dovrai combattere. Non penso che sarà bello, combatterai ma non avrai in mano le carte per farlo. Una volta firmato l’accordo, sarai in una posizione molto migliore, ma non dimostri nessuna gratitudine, e questa non è una bella cosa”.
Tra l’imbarazzo generale dei ministri e dei giornalisti presenti, il colloquio si è così concluso: la delegazione ucraina ha lasciato la Casa Bianca senza rilasciare dichiarazioni, mentre Trump non ha perso tempo per lanciare un’ultima stilettata tramite Truth Social: “Abbiamo avuto un incontro molto significativo alla Casa Bianca oggi: abbiamo capito molte cose che non si sarebbero mai potute capire senza una conversazione sotto pressione. È incredibile quanto emerge attraverso l’emozione, e ho potuto stabilire che il Presidente Zelenskyy non è pronto per la Pace, perché ritiene che il nostro coinvolgimento gli dia un grande vantaggio nei negoziati. Non voglio un vantaggio, voglio la PACE. Ha mancato di rispetto agli Stati Uniti d’America nel loro amato Studio Ovale. Può tornare quando sarà pronto per la Pace”.
“Questa è ottima televisione”, ha detto Trump, dopo lo scontro a un pool di giornalisti.
Fra Trump e Zelensky la ruggine è vecchia. Nel mezzo della campagna elettorale, nel luglio 2019, dopo aver bloccato i 400 milioni di aiuti militari per Kiev approvati dal Congresso, il capo della Casa Bianca chiamò il presidente ucraina per parlare dei fondi, ma anche della Burisma, l’azienda energetica ucraina in cui il figlio di Biden era consulente. Trump aveva dispacciato Giuliani a Kiev per scoprire se poteva far aprire una inchiesta giudiziaria su Hunter Biden. Ma Zelensky non si impegnò e prese tempo. Da quel momento in poi, a parte una timida attestazione di solidarietà al leader ucraino dopo l’inizio dell’invasione russa, Trump non perde occasione per delegittimarlo. “È il più grande piazzista tra i politici della storia. Ogni volta che viene a Washington se ne va con 60 miliardi di dollari”, è stato il suo commento al vetriolo a giugno 2024, dopo avere spinto il partito repubblicano a bloccare l’ultima tranche di aiuti approvati da Biden. Con il ritorno alla Casa Bianca, Trump continua a raccontare che il principale responsabile di questa lunga guerra è proprio Zelensky e non Putin.
Dopo lo scontro, il leader dei Democratici al Senato americano Chuck Schumer ha accusato Trump e il suo vice JD Vance di essere al servizio del presidente russo. “Trump e Vance stanno facendo il lavoro sporco per Putin”, ha scritto su X. “I democratici del Senato non smetteranno mai di lottare per la libertà e la democrazia”. Putin sta “manipolando” Donald Trump, ha detto la senatrice Jeanne Shaheen, leader della minoranza nel potente comitato per le relazioni estere del Senato. “È evidente che Vladimir Putin sta manipolando Donald Trump che non capisce di essere manipolato. Vladimir Putin è un dittatore assassino che capisce una cosa ed è la forza. E riesce a convincere sempre Trump. E il presidente non riesce a capirlo”.