Due rapporti esplosivi dell’ispettorato generale dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) restano sepolti nei cassetti. Analizzano il caos scatenato dal blocco dei finanziamenti imposto dall’amministrazione Trump su programmi cruciali in Africa e Medio Oriente, ma la loro pubblicazione è stata fermata. Secondo fonti interne, a congelare tutto sarebbe stato il timore di ritorsioni dalla Casa Bianca.
Uno dei report, ancora inedito, sottolinea che il taglio ai finanziamenti minaccia l’accordo di tregua tra Israele e Hamas a Gaza, mettendo a rischio oltre 300 milioni di dollari destinati agli aiuti umanitari per l’enclave palestinese.
Un altro documento, un audit globale rimasto anch’esso riservato, evidenzia rischi per la sicurezza, il pericolo di saccheggi diffusi e la propagazione di malattie, nonché decine di milioni di dollari di costi aggiuntivi derivanti dal ritiro degli aiuti e dal rimpatrio massiccio del personale USAID. Le conseguenze sarebbero particolarmente gravi nell’Africa meridionale, in Sud Sudan e in Senegal, dove gli auditor in loco prevedono un aumento della fame e del disagio sociale causato dalla riduzione degli interventi umanitari.
Entrambi i rapporti avrebbero dovuto essere resi pubblici circa due settimane fa, ma sono ancora in fase di bozza e giacciono nelle caselle di posta elettronica del vice ispettore generale facente funzione, Marc Meyer, e del suo staff più stretto.
L’ufficio di vigilanza dell’USAID, che conta 275 tra investigatori e revisori, è senza una guida permanente da quando l’ispettore generale Paul K. Martin è stato rimosso, un giorno dopo la pubblicazione di un dossier che denunciava il caos generato dal ritiro degli aiuti. Trump ha inoltre licenziato altri 17 ispettori generali in varie agenzie federali. “L’indipendenza del controllo interno è a un punto di svolta”, ha dichiarato Martin.
Dopo la decisione della Casa Bianca di bloccare i finanziamenti e di allontanare migliaia di dipendenti dell’agenzia, Martin aveva incaricato il suo team di monitorare gli effetti della misura sul campo. Il report su Gaza, redatto due settimane fa, non è stato trasmesso nemmeno al Congresso, che ne aveva fatto richiesta per via della delicatezza delle informazioni contenute. Il deputato democratico Gerry Connolly ha sollecitato la consegna del documento, ma non ha ancora ricevuto risposta.
La vicenda si complica mentre l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, si prepara a viaggiare in Medio Oriente per cercare di prolungare la fragile tregua tra Israele e Hamas, un accordo legato direttamente all’afflusso di aiuti a Gaza.
Le indagini hanno rilevato che il blocco dei finanziamenti ha lasciato l’USAID quasi senza personale in loco per coordinare la distribuzione di cibo, rifugi, forniture mediche e altri aiuti umanitari. Inoltre, l’unità responsabile del controllo sui distributori di aiuti per evitare collegamenti con organizzazioni terroristiche è stata chiusa.
L’ispettorato generale, già sotto attacco da parte di Elon Musk, che l’ha definito “un’organizzazione criminale da eliminare”, ha visto chiudere i suoi uffici principali nel Ronald Reagan Building e da giorni ormai opera senza una leadership chiara.
In Sud Sudan, già provato da tre anni di guerra civile e a rischio carestia, gli auditor hanno rilevato che il ritiro degli aiuti e l’evacuazione dei funzionari USAID stanno avendo effetti devastanti. Secondo la stampa locale, l’agenzia è stata paragonata a “un aereo in decollo con i sud-sudanesi che precipitano nel vuoto”, un riferimento esplicito al caotico ritiro dall’Afghanistan. Le équipe di revisione avvertono che la distribuzione di cibo e medicine potrebbe essere interrotta, lasciando decine di migliaia di persone senza risorse essenziali.
In Senegal, il ritiro improvviso dei dipendenti USAID ha lasciato il personale locale senza prospettive di reimpiego o assistenza sanitaria, mentre la cessazione dei contratti con le aziende locali potrebbe dare il via a costosi contenziosi legali. Il vuoto lasciato dagli aiuti statunitensi, inoltre, potrebbe favorire un aumento dell’influenza russa nella regione e alimentare traffici illeciti.
Anche in Africa meridionale la decisione di Trump di sospendere i finanziamenti e i commenti sprezzanti di Musk contro l’USAID hanno aumentato i rischi per il personale e le loro famiglie, che ora temono ritorsioni. Il costo per rimpatriare 116 famiglie della missione USAID ammonterebbe a circa 5,6 milioni di dollari, cifra che potrebbe superare gli 80 milioni di dollari considerando l’intero contingente.
Un portavoce dell’ispettorato ha evitato di commentare nel merito, limitandosi a dichiarare che l’ufficio “continua a garantire un controllo rigoroso e indipendente sugli aiuti umanitari dell’USAID a Gaza” e sta portando avanti “attività di monitoraggio in vari Paesi africani”. Anche l’USAID non ha rilasciato dichiarazioni.
L’opacità sulla gestione del dossier Gaza sta irritando anche il Congresso. “Ho richiesto questo rapporto perché il popolo americano e il mondo intero devono sapere cosa ha scoperto l’ispettore generale”, ha affermato Connolly. “Gli ispettori generali devono poter svolgere il loro compito senza timori di ritorsioni”.