La direttrice dell’intelligence nazionale Tulsi Gabbard ha licenziato più di 100 ufficiali dei servizi segreti, provenienti da 15 agenzie, per aver utilizzato una piattaforma di chat governativa per discussioni che includevano argomenti come la sessualità, chirurgia di transizione di genere e politica.
La vicenda è emersa dopo che Christopher Rufo, commentatore conservatore del City Journal, ha pubblicato quelle che ha definito trascrizioni delle conversazioni, ottenute da una fonte interna alla NSA. Le conversazioni includevano discussioni politiche, nelle quali alcune persone che criticavano Gabbard e celebravano la morte del predicatore ed ex candidato repubblicano alle primarie del 1988 Pat Robertson.
Gabbard ha affermato che la condotta degli ufficiali dei servizi segreti licenziati rappresentava “una palese violazione della fiducia” e violava “le regole e gli standard fondamentali in materia di professionalità”. Secondo un post sui social media pubblicato dalla sua portavoce, la direttrice dell’intelligence nazionale ha inviato un promemoria in cui ha ordinato a tutte le agenzie del settore di identificare i dipendenti che hanno partecipato alle chatroom, di licenziarli e di revocare le loro autorizzazioni di sicurezza.
Gabbard ha dichiarato a Fox News che i licenziamenti rientrano in un’iniziativa più ampia volta a stanare i malintenzionati nelle agenzie di spionaggio e a ripristinare la fiducia dell’opinione pubblica nella comunità dell’intelligence.
La direttrice ha inoltre aggiunto: “L’azione di oggi, e ritenere questi individui responsabili, è solo l’inizio di ciò che stiamo vedendo in tutta l’amministrazione Trump, che sta portando avanti il mandato che il popolo americano gli ha dato: ripulire la casa, sradicare il marcio, la corruzione, la militarizzazione e la politicizzazione”.
Sulla vicenda è intervenuta anche la National Security Agency, che ha dichiarato di essere “a conoscenza di post che sembrano mostrare discussioni inappropriate” da parte di personale dell’intelligence e che il caso è oggetto di indagine.
“Il potenziale uso improprio di queste piattaforme da parte di un piccolo gruppo di individui non rappresenta la comunità”, ha comunicato l’agenzia.
Sull’episodio si è espresso anche Elon Musk, leader del DOGE, incaricato da Trump di ridurre la burocrazia federale. L’uomo più ricco al mondo ha strizzato l’occhio dinanzi ai licenziamenti che hanno coinvolto le agenzie dell’intelligence, affermando su X: “Serve una pulizia radicale”.