Prosegue il rapprochement tra Mosca e Washington. Diplomatici di alto livello di Russia e Stati Uniti si incontreranno giovedì a Istanbul per discutere il ripristino delle normali attività delle rispettive ambasciate. A confermarlo è stato mercoledì il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, parlando con alcuni giornalisti a Doha.
Secondo il capo-diplomatico del Cremlino, “funzionari di alto livello” ed “esperti” dei due Paesi affronteranno i “problemi sistemici” accumulati negli ultimi anni a causa delle “attività illegali della precedente amministrazione americana” di Joe Biden, che avrebbero creato “ostacoli artificiali” al funzionamento dell’ambasciata russa negli Stati Uniti (e viceversa).
Il ministro ha inoltre puntato il dito contro l’Unione Europea, accusandola di essere attualmente la principale responsabile del prolungamento del conflitto in Ucraina. “Bruxelles incoraggia il governo di Kiev a proseguire la guerra, annunciando nuovi pacchetti di aiuti militari“. Un riferimento alla possibile nuova tranche da circa 20 miliardi di euro che fornirebbe soprattutto munizioni d’artiglieria, sistemi di difesa aerea, missili d’attacco di precisione, e droni.
Quanto all’ipotesi di un dispiegamento di truppe europee in Ucraina, Lavrov ha ribadito che Mosca “non prende in considerazione alcuna opzione del genere“. Il ministro russo ha piuttosto sostenuto che, per risolvere il conflitto, occorrerà eliminare le cause profonde che lo hanno generato. A tal proposito, ha citato Donald Trump, sostenendo che quest’ultimo avrebbe compreso che “non si possono siglare accordi che garantiscano il riarmo dell’Ucraina“.
Fonti del ministero degli Esteri turco hanno confermato che Ankara è pronta a offrire “ogni tipo di supporto” agli sforzi di mediazione, compresa l’organizzazione di futuri colloqui.
Il Cremlino ha intanto smentito che l’atteso vertice tra Putin e Trump possa tenersi a breve. L’inquilino della Casa Bianca si era detto fiducioso che il summit si sarebbe tenuto “prima della fine di febbraio”. Ma il portavoce del leader russo, Dmitrij Peskov, ha specificato che “non c’è ancora chiarezza su quando si terrà l’incontro“.
Venerdì a Washington è invece atteso il leader ucraino Volodymyr Zelensky, chiamato a firmare un controverso accordo che dovrebbe permettere agli Stati Uniti di sfruttare gran parte delle risorse naturali ucraine – tra cui metalli e terre rare.
Secondo un bozza dell’intesa pubblicata da Reuters, questa prevede la creazione di un fondo in cui l’Ucraina trasferirà il 50% dei futuri proventi delle attività di sviluppo delle proprie risorse naturali, compresi petrolio, gas, e minerali. Il fondo, a cui gli Stati Uniti parteciperanno entro le quote massime consentite dalla legge statunitense, sarà quindi formalmente chiamato a investire in progetti di sviluppo economico dell’Ucraina.
L’accordo quadro, tuttavia, menzionerebbe solo nominalmente le garanzie di sicurezza che Kyiv ha chiesto a Washington per evitare future aggressioni russe. Nello specifico, si fa menzione del fatto che “il governo degli Stati Uniti sostiene gli sforzi dell’Ucraina per ottenere le garanzie di sicurezza necessarie a creare una pace duratura” e che “i partecipanti cercheranno di individuare i passi necessari per proteggere gli investimenti reciproci”.
Eppure, secondo Zelensky, si tratta di un buon punto di partenza per future intese più specifiche. “La cosa più importante per me è che non siamo debitori, non c’è un debito di 500 miliardi nell’accordo, né di 350 né di 100 miliardi. Sarebbe ingiusto nei nostri confronti”, ha dichiarato Zelensky mercoledì.
Martedì scorso, Trump aveva erroneamente dichiarato che Washington avrebbe dato all’Ucraina aiuti per un valore compreso tra i 300 e i 350 miliardi di dollari e di voler “riavere quei soldi”.
In realtà, l’ammontare degli aiuti stanziati dal Congresso per l’Ucraina dall’inizio della guerra nel 2022 ammonta a circa 174 miliardi di dollari, a cui vanno aggiunti altri circa 8 miliardi di fondi aggiuntivi forniti da altre agenzie federali. Secondo il portale governativo Ukraine Oversight, di questi sarebbero stati già erogati appena 83 miliardi di dollari e altri 57 miliardi di dollari “destinati” (cioè impegnati per spese future), mentre circa 40 miliardi di dollari sono stati autorizzati ma non ancora destinati.