L’equivoco continua. Sugli impiegati federali, sui tagli, decide Elon Musk. E per sottolineare il suo mandato, Trump ha deciso che domani il miliardario della Tesla prenderà parte accanto a lui alla riunione che si terrà alla Casa Bianca con tutti i ministri.
Ma Musk ministro non lo è. Parteciperà alla riunione come “invitato”: un consigliere personale del presidente con carta bianca e nessuna responsabilità per le decisioni che vengono prese. E l’equivoco continua. Un equivoco al quale 21 dipendenti del DOGE, il Dipartimento per l’Efficienza Governativa affidato da Trump al miliardario Elon Musk, non si sono prestati e si sono dimessi, rifiutandosi di usare la loro competenza tecnica per “smantellare servizi pubblici essenziali”.
Una clamorosa protesta portata avanti da ingegneri, data scientist e product manager preoccupati dalle direttive che ricevono. “Abbiamo giurato di servire il Paese e di rispettare il nostro giuramento alla Costituzione in tutte le amministrazioni presidenziali”, hanno scritto nella lettera di dimissioni, aggiungendo che “è diventato chiaro che non possiamo più onorare quegli impegni”.
Non si riesce a capire quale sia lo status di Elon Musk. Chiamato da Trump a dirigere il DOGE, il Dipartimento per l’Efficienza Governativa, è un suo “consigliere” e quindi, in teoria, consiglia senza avere nessuna responsabilità per le decisioni. Però manda ultimatum ai dipendenti federali, imponendo loro di rispondere altrimenti verranno licenziati. Un consigliere, quindi, che ha anche l’autorità di licenziare. Un fatto che è al centro di numerose controversie legali sulla costituzionalità del suo incarico.
È evidente che l’autorità conferita a Musk vìola la clausola sugli incarichi prevista dalla Costituzione, che richiede la conferma del Senato per determinati funzionari federali. Inoltre, Musk si è assegnato l’accesso ai dati sensibili dei cittadini americani ed è innegabile la sua influenza sulle decisioni che poi il presidente prende. Questioni attualmente oggetto di esame da parte dei tribunali federali.
Ieri il giudice federale Colleen Kollar-Kotelly ha chiesto all’amministrazione Trump di chiarire chi esattamente gestisce il DOGE, una domanda alla quale gli avvocati del Dipartimento della Giustizia non hanno saputo rispondere, tanto che il magistrato ha espresso “preoccupazioni” che il gruppo possa operare in modo incostituzionale.
Una investitura totale da parte del presidente che, nel tentativo di recuperare i miliardi necessari per i tagli alle tasse promessi in campagna elettorale, cerca un modo per privatizzare anche lo Stato.
Resta il fatto che la pubblica amministrazione non è l’azienda privata del presidente. Gli stanziamenti ai vari dicasteri passano al vaglio del Congresso e i responsabili dei dicasteri vengono approvati dal Senato. Inoltre, la struttura pubblica ha i suoi filtri di controllo: il Congressional Budget Office esamina i finanziamenti stanziati dal Congresso.
Investire un privato cittadino, che non è stato né eletto né nominato dal parlamento, del compito di esaminare la funzionalità della pubblica amministrazione e gli investimenti dei singoli dicasteri, stabilendo chi dovrà rimanere e chi sarà licenziato, esula dal suo ruolo di “consigliere”.
Nel tentativo di coprire il suo ruolo decisionale, la Casa Bianca afferma che Musk fa parte del team di governo, ma lui, della squadra passata all’esame del Senato, non è neanche in panchina.
“Il presidente, Elon Musk e l’intero governo lavorano come un unico team e stanno attuando le soluzioni di buon senso” proposte da Musk, ha detto oggi la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, ribadendo l’appoggio del presidente alle iniziative di Musk e alla sua email ai 2,3 milioni di dipendenti federali per chiedere loro di spiegare, in cinque punti, quale fosse esattamente il loro lavoro.
Elon Musk, i cui interessi spaziano dallo spazio alla robotica, dall’industria automobilistica alle biotecnologie, ha un patrimonio inestimabile. Si parla di oltre 500 miliardi di dollari. Un “ricchissimo” che non si accontenta mai: all’inizio di dicembre scorso, un magistrato del Delaware ha bloccato lo “stipendio” da 56 miliardi che si era auto-assegnato per il suo ruolo nella società Tesla. Il Tribunale ha ritenuto il “compenso” eccessivo e irragionevole. Lui ha risposto parlando di sentenza folle e definendo il giudice “corrotto e attivista politico”.
E ora, l’uomo dallo stipendio di 56 miliardi ha ricevuto l’incarico di licenziare i dipendenti pubblici.