Sono passati tre anni da quel 24 febbraio 2022, quando intorno alle 4 del mattino (ora di Kyiv), Vladimir Putin annunciava in tv una “operazione militare speciale”. Pochi minuti dopo, missili russi colpivano Kyiv, Kharkiv, Odessa e altre città ucraine. L’attacco veniva dal nord, dalla Bielorussia, dal sud, dalla Crimea, e dall’est, dalla Russia e dalle regioni occupate del Donbass. Il presidente Volodymyr Zelensky rifiutò l’offerta degli americani di evacuare lui e la sua famiglia, con l’ormai storica frase: “La battaglia è qui. Ho bisogno di munizioni, non di un passaggio”. E per far tacere le fake news russe, registrò un video con il suo cellulare, in cui si mostrava davanti all’edificio presidenziale con alcuni membri del governo.
L’amministrazione Biden aveva insistentemente avvertito il mondo di quello che stava per accadere rendendo pubblici i dati dell’intelligence Usa. Ma la musica con l’amministrazione Trump è cambiata: la Casa Bianca rifiuta di dire – nelle dichiarazioni del G7 e dell’Onu – che a invadere fu la Russia.
Anche in tv, l’Amministrazione Trump evita di attribuire alla Russia la responsabilità dell’invasione dell’Ucraina. Intervistato su Fox News Sunday, megafono della Casa Bianca, il Segretario alla Difesa Pete Hegseth, alla domanda se fosse corretto dire che la Russia ha attaccato l’Ucraina senza provocazione, ha risposto: “È giusto dire che è una situazione molto complicata”, ed è “inutile puntare il dito”.
In un’intervista separata alla CNN, il mediatore della Casa Bianca per il Medio Oriente, Steve Witkoff – presente all’incontro di Marco Rubio con l’omologo russo Sergei Lavrov con cui Washington a Riad ha cominciato a trattare con Mosca – ha ribadito la posizione ambigua dell’Amministrazione: “La guerra non doveva accadere. È stata provocata. Questo non significa necessariamente che sia stata provocata dai russi.”
Nel corso dell’intervista a Fox News, Hegseth ha detto che non c’è “bisogno di entrare nello specifico di chi ha invaso chi. Capiamo la posta in gioco”. E ancora, ha chiesto se “puntare il dito e fare una pernacchia” renda la pace più probabile. “Stare qui a dire: ‘Tu sei buono, tu sei cattivo; tu sei un dittatore, tu non sei un dittatore; tu hai invaso, tu no’. Non è utile. Non è produttivo”, ha detto Hegseth. Trump, ha aggiunto, non si fa trascinare in questi dettagli inutili “e, di conseguenza, oggi siamo più vicini alla pace che mai”.
Witkoff da parte sua ha dichiarato che la guerra in Ucraina, “a prescindere da chi l’abbia iniziata, deve finire”. E ancora: “La guerra non doveva accadere. È stata provocata”, ha aggiunto più avanti nella sua risposta. “Non significa necessariamente che sia stata provocata dai russi. All’epoca c’erano conversazioni di ogni tipo sull’adesione dell’Ucraina alla NATO. Il Presidente ne ha parlato: non era necessario che accadesse. In pratica è diventata una minaccia per i russi, e quindi dobbiamo fare i conti con questo fatto”.
Il sottotesto è evidente: l’Ucraina con la pretesa di entrare nella Nato – e l’Occidente con la promessa di farla entrare – ha de facto provocato la reazione russa. Ma qualsiasi cosa si pensi del rischio di portare con Kyiv l’Alleanza ai confini con la Russia, l’invasione da parte di Mosca c’è stata.
Negli ultimi giorni, Trump ha raddoppiato le critiche a Zelensky, definendolo un “dittatore non eletto”. Alla domanda di un giornalista che gli chiedeva se anche Putin fosse un dittatore, ha svicolato: “Penso che il presidente Putin e il presidente Zelensky dovranno incontrarsi, perché sapete cosa? Bisogna smettere di uccidere milioni di persone”. Al centro dell’interesse di Trump per la pace sembrano esserci i ricchi giacimenti di terre rare dell’Ucraina su cui il presidente vorrebbe in sostanza mettere le mani.