Cinque motivi per non essere licenziati. Potrebbe essere il titolo di un film comico ma invece è il contenuto della mail inviata sabato sera ai dipendenti federali statunitensi dall’amministrazione Trump. In essa si chiede di dettagliare i risultati ottenuti nella settimana precedente entro la mezzanotte di lunedì, oppure considerarsi dimissionari.
L’ordine è partito poche ore dopo un post di Elon Musk su X, in cui il capo del neo-istituito Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE) ha avvertito che “Tutti i dipendenti federali riceveranno a breve una mail chiedendo di rendicontare il loro operato. Chi non risponde sarà considerato dimissionario”. Un messaggio che fa seguito a un intervento di Donald Trump su Truth Social, in cui il presidente ha esortato il DOGE a intensificare gli sforzi per ridurre e riorganizzare l’apparato federale, che conta oggi 2,3 milioni di lavoratori.
Le mail, come riporta Reuters, sono arrivate a dipendenti di agenzie chiave come la Securities and Exchange Commission (SEC), che vigila sulle società quotate in borsa, ma anche il National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), e molte altre.
Il messaggio ( “Cosa hai fatto la scorsa settimana?”) chiedeva di rispondere con cinque punti riassuntivi delle attività svolte e di mettere in copia i superiori. A firmarlo, un indirizzo del settore risorse umane dell’Office of Personnel Management (OPM). Le parole sembrano riecheggiare il contenuto di una mail analoga inviata da Musk ai dipendenti di Twitter pochi giorni dopo che il miliardario di origini sudafricane ne aveva acquisito il controllo, riducendone drasticamente il personale di circa 6.000 unità (l’80% del totale).
Resta incerta la base giuridica su cui Musk potrebbe appoggiarsi per licenziare chi non risponderà, così come il destino di chi non può rivelare informazioni riservate. Inoltre, la e-mail è arrivata anche a dipendenti del sistema giudiziario federale, che non fa parte del ramo esecutivo. Persino i lavoratori del Consumer Financial Protection Bureau, che da settimane sono stati istruiti a non svolgere attività operative, hanno ricevuto la mail, pur non avendo formalmente nulla da rendicontare (l’agenzia è inoltre soggetta a un’ingiunzione temporanea che impedisce ulteriori licenziamenti in attesa di sviluppi giudiziari).
L’American Federation of Government Employees (AFGE), il principale sindacato dei dipendenti pubblici ha reagito promettendo battaglia contro ogni “licenziamento illegittimo”. “Ancora una volta, Elon Musk e l’amministrazione Trump dimostrano il loro disprezzo per i lavoratori federali e i servizi essenziali che garantiscono ai cittadini”, ha dichiarato il presidente Everett Kelley.
Il piano di riduzione dei costi guidato da Musk e dal suo team di giovani funzionari ha già avuto conseguenze caotiche. Il primo ciclo di licenziamenti ha colpito principalmente i dipendenti in periodo di prova (meno di due anni di servizio) e coloro che avevano appena cambiato incarico. Ma lo “sfoltimento” ha portato al licenziamento di migliaia di figure chiave, come esperti di sicurezza nucleare, difesa e produzione energetica, costringendo molte agenzie a riammettere in servizio personale indispensabile.
Diverse agenzie hanno risposto con comunicazioni interne che invitano i lavoratori a non rispondere alla mail fino a quando non sarà chiarita la sua legittimità. “Si tratta di un’iniziativa insolita e inattesa, che richiede una verifica più approfondita da parte della dirigenza”, si legge in un’email interna inviata al personale della NOAA. Un messaggio simile è stato diramato dall’Executive Office for United States Attorneys, che ha invitato i dipendenti a sospendere ogni risposta in attesa di ulteriori istruzioni.
Ma il malcontento tra i lavoratori federali è già palpabile. “Dopo oltre vent’anni di servizio impeccabile, con valutazioni eccellenti e diciotto premi per la performance, ora cinque punti decideranno se sono abbastanza produttivo?”, ha commentato, furioso, uno di loro. Ma la scadenza di lunedì incombe e con essa il rischio di una nuova ondata di licenziamenti.