Il voto tedesco manda segnali inequivocabili sul momento tedesco. Mentre l’asse politico continua a spostarsi verso il centro (l’alleanza democristiana Cdu/Csu passa dal 24,1% del 2021 al probabile 28,6%), consensi significativi si sono aggregati intorno a partiti che hanno proposto misure decise sulle questioni sociali, in particolare quelle che riguardano i giovani.
Non sufficientemente presente nella campagna dei due partiti storici del panorama politico tedesco (neppure in quello dei socialdemocratici della Spd) la questione sociale ha trovato rappresentanza in Die Linke (nata nel 2007 a sinistra della Spd, ha ottenuto oggi poco più dell’8,5% dei consensi) e in alcuni degli eletti nell’estrema destra di Afd (l’Alternativa per la Germania, che incassa intorno al 20,5% dei consensi) e nel populista Bsw (al 4,7% non passa la soglia di sbarramento del 5%). L’osservazione riguarda soprattutto il risultato della socialdemocrazia, che nel 2021 aveva preso il 25,7% dei voti, parte dei quali sono andati oggi a Die Linke e Bsw. La Spd è comunque riuscita a contenere la sconfitta, attestandosi intorno al 16,5% dei voti.
Non può dirsi lo stesso della democrazia tedesca: un elettore su cinque ha scelto l’estrema destra, un consenso raddoppiato in meno di tre anni e mezzo. Confortante che i ripetuti pesanti interventi dell’esponente dell’amministrazione statunitense Elon Musk con esplicita indicazione di voto a favore di Afd, non abbiano sortito l’effetto da lui auspicato, non avendo fatto registrare alcuna variazione nelle intenzioni di voto per Afd da gennaio alle elezioni.
In quest’ambito, si noti che la proposta elettorale dello spettro che va dalla destra democristiana alla destra estrema di Afd ha sopravvalutato la rilevanza delle questioni sicurezza e immigrazione. Afd non ha capitalizzato, come sperava, i numerosi attentati terroristici intervenuti nel corso della brevissima campagna elettorale, anzi a un certo punto è stata ridicolizzata da Die Linke che ha comparato i pochi morti di terrorismo con l’alto numero di donne ammazzate da uomini tedeschi. A sua volta l’ossessiva campagna democristiana degli ultimi mesi sull’immigrazione, non solo non ha fruttato consensi, ma potrebbe aver penalizzato l’accoppiata Cdu/Csu, visto che a fine novembre questa registrava il 32,5% dei consensi.
Tra gli elementi positivi della giornata elettorale, l’alta partecipazione dei cittadini (82,5%) che evidentemente ne avevano compreso la rilevanza. Si tratta di un segnale confortante, anche per il forte mandato che attribuirà al nuovo governo federale.
Alcune considerazioni su questo.
La prima è che per vedere in funzione il nuovo cancelliere (Friedrich Merz) e la sua compagine di governo bisognerà attendere del tempo, forse fino all’estate.
L’auspicata grande coalizione nero-rossa, garante di stabilità del sistema, sembra essere la via maestra. Lo spoglio assegna ai democristiani 208 seggi e ai socialdemocratici 120: appena sufficienti a formare la maggioranza necessaria in un Bundestag di 630 seggi. I verdi, col 12,2% dei consensi, si aspettano 85 seggi: potrebbero sommarsi a quelli di socialdemocratici e democristiani, ma Friedrich Merz preferisce senz’altro un solo partner di minoranza. Die Grünen del resto sono visti come fumo negli occhi dai democristiani avversi alle politiche ambientaliste e climatiche.
Liberali e Bsw sono fuori dai giochi perché non hanno passato la soglia di sbarramento del 5%. I liberali sono stati il flagello che ha dato instabilità del governo uscente e ha costretto alle elezioni anticipate.
In ogni caso, imbarcare troppi partiti nel nuovo governo, significherebbe lasciare ad Afp campo libero per funzionare come unica vera opposizione a un governo ammucchiata. Si tratterebbe di una gran bella carta da giocare per raccattare ulteriori consensi su un mercato del voto che resta ampiamente volatile. Si pensi che negli anni ’50 a socialdemocratici e democristiani andava l’80% dei voti e dei seggi in parlamento.
Quando il governo sarà in funzione, dovrà mettersi al lavoro soprattutto sul motore dell’economia, visto che questo ha rappresentato il tema principe delle elezioni. L’esecutivo è chiamato a restituire fiducia a imprese e famiglie, soprattutto sotto il profilo degli investimenti necessari a svecchiamento e rilancio sistemico, e dei consumi necessari a premiare la produzione e il commercio.
Al terzo anno consecutivo di recessione, si contano 50.000 aziende in bancarotta e 100 miliardi di euro annuali di capitalizzazione di mercato che si spostano su altri lidi.
Dall’inizio di Covid-19, il paese ha perso almeno un quarto del suo milione di occupazione manifatturiera, la disoccupazione si sta spingendo verso la pericolosa cifra di 3 milioni, difficili da recuperare. Il tutto dimenticando per un attimo cosa potrà significare per la potenza industriale ed esportatrice tedesca la minaccia commerciale e non solo che arriva dall’America di Trump. Tanto più che la produzione industriale tedesca nel 2024 è retrocessa del -4,5%, in particolare nell’automobilistico e nella meccanica (il cuore delle esportazioni industriali), con eccezione positiva nel farmaceutico, nell’avionica e nel navale.
Sulla ricetta i partner di governo rischiano di azzuffarsi alla grande, dando instabilità all’intero quadro politico. Succederebbe se i Verdi entrassero nella compagine governativa e facessero delle (giuste) rivendicazioni ambientali e climatiche, il loro forte Alamo, trattando i democristiani da indiani il cui assalto va a tutti i costi respinto.
Infine sarà bene che i partner di governo concordino prima di avviare il lavoro, cosa fare della questione immigrazione, anche per sminare i tentativi di avanzamento di Afd.
I baby boomer tra questo decennio e i primi anni del prossimo usciranno dal mercato del lavoro. Benvenuti robot e intelligenza artificiale, ma dove si attingerà, se non all’estero, il lavoro specializzato del quale la Germania ha bisogno? Senza questa garanzia, le imprese non investiranno, e continueranno a portare capitali dove ci sono condizioni migliori per produrre. I democristiani dovranno smettere di giocare sul tema, il governo dovrà intraprendere una vera e propria opera di informazione, in accordo con le organizzazioni imprenditoriali che non casualmente detestano Afd. Si guardi al fatto che, per la prima volta nella storia della Bundesrepublik, banche e grandi imprese hanno fatto compagna esplicita contro un partito politico, l’Afd.
Altro accordo di profondità che si rende necessario riguarda l’energia, con gli annessi e connessi dell’atteggiamento da assumere in politica estera. Su questo (vale anche per la politica verso gli immigrati) la Germania dovrebbe cercare di attivare una più convinta politica comune nell’Unione Europea. È quanto Merz dichiara di voler fare, lo si attende alla prova.