Giovedì, l’amministrazione Trump ha trasferito tutti i migranti venezuelani che erano stati precedentemente deportati presso la base militare di Guantanamo Bay, a Cuba, interrompendo così una operazione cominciata all’inizio del mese e che fin da subito era stata oggetto di diverse critiche.
Due voli charter gestiti da Global X, hanno trasportato la maggior parte dei clandestini, 177 venezuelani, in un aeroporto in Honduras. Questi ultimi sono poi stati imbarcati su un aereo per il rimpatrio. In una dichiarazione depositata in tribunale giovedì mattina, un funzionario dell’Immigration and Customs Enforcement ha affermato erano 178 i venezuelani che si trovavano a Guantanamo. Uno di questi non ha fatto ritorno presso il suo Paese d’origine, ma è stato condotto nuovamente negli USA.
Al momento, non è chiaro se l’amministrazione intendesse inviare altri migranti alla base militare a sud di Cuba. Un portavoce dell’ICE ha spiegato che l’agenzia intendeva usare Guantanamo “come centro di sosta temporaneo per gli stranieri che venivano rimpatriati”.
Nei giorni scorsi, l’operazione aveva generato diverse perplessità. In molti infatti si sono chiesti se il governo federale avesse l’autorità per trasferire i clandestini dalle strutture dell’ICE sul suolo americano alla base navale. Secondo alcuni esperti in materia di legge, l’amministrazione Trump ha deciso di sgomberare Guantanamo proprio per non correre il pericolo di dover discutere della faccenda in tribunale.
I 177 venezuelani detenuti nel sud di Cuba sono stati quindi condotti a Soto Cano, dove il Comando meridionale dell’esercito statunitense è presente da decenni. Il governo honduregno ha affermato di aver facilitato il trasferimento per “ragioni umanitarie”.
Inizialmente, i funzionari dell’amministrazione Trump avevano descritto i migranti portati a Guantanamo come membri della gang Tren de Aragua, che il Dipartimento di Stato ha inserito giovedì nell’elenco dei cartelli e delle bande transnazionali che l’amministrazione ha designato come organizzazioni terroristiche straniere. In realtà, come spiegano fonti a conoscenza dei fatti, bastava essere un irregolare venezuelano per finire alla base militare.
Fino a ieri, era stato complesso rimpatriare i 177 individui presenti a Guantanamo, a causa dei rapporti alquanto difficili tra gli USA e Nicolás Maduro, presidente del Venezuela. Le cose hanno iniziato a cambiare dopo la visita nel Paese di Richard Grenell, consigliere di Trump. Ieri, infine, lo stesso Maduro ha descritto il ritorno delle “177 persone che abbiamo salvato” come una vittoria per il suo governo e come il risultato di una “petizione diretta” che la sua amministrazione aveva presentato agli Stati Uniti.