Le famiglie degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas sono sempre più timorose che il governo non intenda procedere ai colloqui per la seconda parte del cessate il fuoco a Gaza, un timore peggiorato venerdì 21 febbraio dalla notizia che uno dei quattro corpi restituiti da Hamas a Israele giovedì non è quello dell’israeliana Shiri Bibas. Lo ha reso l’esercito dello Stato ebraico sulla base delle analisi dei medici legali, parlando di una “violazione della massima gravità” dell’accordo di cessate il fuoco.
L’esercito israeliano ha confermato che due dei corpi appartenevano ai figli di Bibas, Ariel (4 anni al momento del rapimento il 7 ottobre) e Kfir (nove mesi). Tuttavia, “durante il processo di identificazione, è stato determinato che l’altro corpo ricevuto non è quello di Shiri Bibas e non è stata trovata alcuna corrispondenza con nessun altro ostaggio. Si tratta di un corpo anonimo e non identificato.” Inoltre, l’esercito ha aggiunto che in base alla analisi dei medici legali e a informazioni di intelligence, i figli di Bibas sono stati “uccisi dai terroristi” a sangue freddo: “I terroristi non hanno sparato ai due ragazzi. Li hanno uccisi a mani nude”, ha sostenuto il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari, e poi avrebbero infierito sui corpi per cancellare le tracce.
L’annuncia ha provocato un’ondata di shock in Israele, dove Shiri e i suoi due figlioletti, prelevati da un kibbutz, sono diventati un simbolo dell’attacco di Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre 2023 che ha scatenato la reazione israeliana e oltre un anno di bombardamenti. Kfir Bibas era il più piccolo del 251 ostaggi rapiti quel giorno.
Hamas da parte sua ha riconosciuto “un possibile errore”. I miliziani palestinesi accusano il governo israeliano di aver causato la morte della famiglia Bibas durante un raid sulla Striscia di Gaza già nel novembre 2023. Da lì anche l’errore nella restituzione dei corpi: sarebbe stato estratto dalle macerie quello di un’altra donna. Gli obitori di Gaza avevano iniziato a traboccare già nei primi giorni di guerra. Molti sono stati sepolti in fosse comuni con l’intenzione di organizzare funerali dignitosi e spostare i corpi nei cimiteri quando la situazione fosse stata più sicura. Hamas sottolinea anche il “pieno impegno” a rispettare la tregua e il fatto di non avere “alcun interesse a non rispettare i patti”.
Il corpo del quarto ostaggio è stato confermato come quello di Oded Lifshitz, 85 anni.
Ora l’accusa israeliana minaccia di far saltare la fragile tregua. “Giuro che non avrò pace finché i selvaggi che hanno giustiziato i nostri ostaggi non saranno assicurati alla giustizia”, ha detto in un videomessaggio il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che ha definito i miliziani di Hamas “mostri”. “Non solo hanno rapito il padre, Yarden Bibas, la giovane madre, Shiri, e i loro due piccoli bambini. Ma in modo indicibilmente cinico, non hanno restituito Shiri insieme ai suoi figli piccoli, gli angioletti, e hanno messo il corpo di una donna di Gaza nella bara”.
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Intanto la famiglia Bibas si scaglia contro il governo israeliano. “Shiri, Ariel e Kfir sono stati presi vivi da un’organizzazione terroristica assassina, ed era responsabilità e obbligo di Israele riportarli vivi – dice Ofri Bibas, sorella di Yarden, il padre dei bambini ex ostaggio, unico sopravvissuto – Non c’è perdono per averli abbandonati il 7 ottobre, Primo Ministro Benjamin Netanyahu, non abbiamo ricevuto scuse da lei in questo momento doloroso”.
Parlando alla CNN, l’inviato statunitense Adam Boehler ha dichiarato che si tratta di un atto “orribile” e di una “chiara violazione” della tregua che ha fermato i combattimenti nella Striscia di Gaza. “Se fossi in loro, rilascerei tutti o dovranno affrontare un’annientamento totale,” ha detto Boehler, che è l’inviato degli Stati Uniti per gli ostaggi.
Dall’inizio della prima fase dell’accordo di tregua, che dovrebbe concludersi il 1° marzo, 19 ostaggi israeliani sono stati liberati in cambio di oltre 1.100 prigionieri palestinesi. Secondo il Club dei prigionieri palestinesi, un’ONG palestinese, sabato 22 febbraio Israele libererà 602 prigionieri in cambio di sei ostaggi israeliani. Un totale di 33 ostaggi, di cui otto morti, dovrebbero essere consegnati da Hamas in cambio di 1.900 palestinesi detenuti da Israele durante questa fase.
Mercoledì, Hamas si è detto pronto a liberare nella seconda fase “in un’unica soluzione”, e non più in fasi successive, tutti gli ostaggi ancora trattenuti a Gaza. Tuttavia, i negoziati indiretti su questa seconda fase, che dovrebbe porre fine definitivamente alla guerra, sono stati ritardati. La terza e ultima fase dovrebbe riguardare la ricostruzione di Gaza – quella che secondo la Casa Bianca di Donald Trump potrebbe essere affidata a immobiliaristi statunitensi e dovrebbe trasformare la Striscia (senza i palestinesi) in una Riviera del Medio Oriente.
L’attacco del 7 ottobre ha causato la morte di 1.211 persone sul versante israeliano, in maggioranza civili, secondo un conteggio dell’AFP basato su dati ufficiali e includendo gli ostaggi morti o uccisi in cattività.
L’offensiva di rappresaglia israeliana ha causato almeno 48.319 morti a Gaza, per la maggior parte civili, secondo i dati del ministero della Salute di Hamas, considerati affidabili dall’ONU. Ha anche provocato un disastro umanitario nel territorio assediato.