Ore roventi sull’asse Washington-Kiev. Ieri, Donald Trump ha attaccato violentemente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, definendolo a più riprese come un “dittatore che avrebbe potuto evitare la guerra” con la Russia.
La replica del leader 47enne non si è fatta attendere. Quest’ultimo ha infatti affermato: “Purtroppo il presidente Trump, per il quale nutriamo grande rispetto come leader del popolo americano, vive in questo spazio di disinformazione russo”.
Nella disputa, è poi intervenuto anche il vicepresidente USA, JD Vance. Il politico repubblicano ha infatti puntato il dito contro il leader ucraino, dicendo che dovrebbe “smetterla di parlare male di Trump”.
“L’idea che faccia cambiare idea al presidente parlando male di lui con i media di tutto il mondo è un modo tremendo di trattare con questa amministrazione, ha spiegato l’ex Senatore dell’Ohio, “Ovviamente amiamo il popolo ucraino e ammiriamo il coraggio dei soldati, ma pensiamo che questa guerra debba concludersi rapidamente”.
“Questa è la politica del presidente degli Stati Uniti”, ha concluso infine concluso, “Non si basa sulla disinformazione ma sul fatto che Trump, secondo me, conosce molto bene la geopolitica ed ha una visione forte”. Le parole di Vance sono arrivate al termine di una giornata decisamente complessa, durante la quale il leader MAGA ha criticato duramente Zelensky.
“Si rifiuta di avere elezioni, è a picco nei sondaggi e l’unica cosa in cui era bravo era suonare Biden “come un violino”. Un dittatore non eletto che farà meglio a muoversi in fretta o non gli resterà un Paese”, ha detto il presidente americano sul suo “collega” ucraino.
Secondo i rumors delle ultime ore, i contrasti tra i due leader sarebbero sorti in seguito alla decisione di Zelensky di rifiutare la proposta di Trump, che avrebbe consentito agli Stati Uniti di ricevere il 50% dei proventi derivanti dall’estrazione delle risorse naturali ucraine ed il 50% sul valore finanziario delle “nuove licenze rilasciate a terzi” per la futura monetizzazione di tali risorse.
Di fatto, gli USA avrebbero messo le mani sulle principali risorse economiche del Paese, terre rare comprese. Come riferito da varie agenzie, l’amministrazione federale statunitense era certa del fatto che Kiev avrebbe accettato le condizioni dettate dal leader MAGA, vista anche l’apertura mostrata dallo stesso Zelensky a settembre, in occasione di un incontro con il tycoon a New York.
Il dietrofront di Kiev, però, avrebbe mandato su tutte le furie Trump, che ha attaccato frontalmente il presidente ucraino, dando il via a questo scontro a distanza.