Un’azione senza precedenti ha scosso i paladini della libertà di stampa. Un giudice in Mississippi ha ordinato al Clarksdale Press Register, un quotidiano locale, di rimuovere un editoriale che metteva in discussione le autorità e ha scatenato un acceso dibattito su un possibile abuso di potere e sulle crescenti minacce al diritto di espressione negli USA.
Il giornale aveva denunciato la mancata comunicazione ai cittadini riguardo un’udienza pubblica sui proposti aumenti fiscali. I funzionari interessati hanno immediatamente citato in giudizio la testata.
La giudice della Chancery Court, Crystal Wise Martin, senza alcuna udienza preliminare, ha quindi ordinato la rimozione immediata del commento dal sito web della pubblicazione, etichettandola come “falsa” e “malevola”.
La decisione è stata subito accolta con entusiasmo dal sindaco di Clarksdale, Chuck Espy, che ha lodato la sentenza sui social media. Tuttavia, il contenuto dell’editoriale, che metteva in discussione la trasparenza delle autorità, è stato definito “fasullo” senza una spiegazione chiara. Un’impiegata comunale ha persino presentato una dichiarazione giurata in cui ammetteva di aver inavvertitamente “omesso” la notifica, affermazione che ha sollevato ancora più dubbi sulla legittimità della scelta.
L’ordinanza ha sollevato anche l’indignazione di esperti di diritto costituzionale, tra cui Seth Stern della Freedom of the Press Foundation, un’organizzazione no-profit statunitense a protezione dei giornalisti, che l’ha definita “incostituzionale”.
Per molti, quanto accaduto rappresenta una pericolosa violazione della libertà di espressione e dei diritti garantiti dal Primo Emendamento. L’episodio di Clarksdale si inserisce in un contesto più ampio di crescenti attacchi alla stampa americana. L’uso di misure come le “restrizioni preventive” sta diventando sempre più comune, anche se solitamente applicate in contesti particolari, come la protezione della privacy nei procedimenti penali.
Nel 2023, in America sono stati registrati oltre 150 casi di attacchi diretti alla stampa, dai blocchi temporanei degli articoli a vere e proprie minacce legali. Questi numeri riflettono una tendenza preoccupante, in cui la libertà di informazione sembra essere sempre più a rischio.