Sono tornati a casa i resti di quattro israeliani, ostaggi di Hamas, riconsegnati oggi alla Croce Rossa e poi giunti in Israele in un clima di profondo lutto. Tre membri della famiglia Bibas, la madre Shiri, 32 anni, e i suoi due piccoli Ariel di 4 anni e Kfir di 9 mesi, e di Oded Lifshits, 82 anni. La consegna dei corpi in bare nere con le foto dei defunti è avvenuta con il consueto apparato di folla e di messaggi politici da parte di Hamas, tra i quali l’accusa a Israele di essere responsabile della morte degli ostaggi, secondo i miliziani palestinesi uccisi dalle bombe israeliane. La morte dei Bibas era stata annunciata già da novembre. Il primo febbraio era stato liberato da Hamas con altri ostaggi il marito di Shiri, Yarden.
A Khan Younis, nella parte meridionale della Striscia, membri delle Brigate al Qassam, armati e mascherati, si sono schierati a guardia mentre le bare sfilavano su un palco, scena che ha provocato una generale levata di scudi. L’Onu ha parlato di una scena ripugnante e di una violazione del diritto internazionale, il capo della diplomazia tedesca di “immagini quasi insopportabili”.
L’esercito israeliano poi ha preso in consegna dalla Croce rossa le quattro bare, che sono state accolte, ancora a Gaza, con una cerimonia in cui il rabbino capo dell’esercito ha letto un
capitolo dei Salmi. Le bare sono poi state trasferite, avvolte in bandiere israeliane, in Israele all’istituto di Medicina legale nel centro del Paese per l’identificazione.
Durante il percorso dal confine all’istituto, centinaia di israeliani assiepati lungo le strade hanno reso omaggio alle quattro vittime al passaggio dei veicoli sventolando bandiere dello Stato ebraico.
“Ogni casa in Israele china la testa oggi. Ci inchiniamo alla grave perdita dei nostri quattro ostaggi. Soffriamo tutti di dolore misto a rabbia. Siamo tutti pazzi di rabbia contro i mostri di Hamas”. ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu. “I nostri cuori, i cuori dell’intera nazione, sono a pezzi”, ha affermato il presidente Isaac Herzog in una dichiarazione dopo la consegna.Il portavoce del governo israeliano David Mencer, durante un briefing con la stampa, ha detto che “Hamas non è un movimento di resistenza, Hamas è un culto della morte che uccide, tortura e fa sfilare i cadaveri”, aggiungendo che per Hamas “non c’è posto a Gaza”.
È stato il primo rilascio di israeliani morti nell’ambito del fragile accordo di cessate il fuoco, dopo sei scambi di prigionieri vivi con palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Il prossimo scambio è previsto sabato 22. Ma intanto sorgono dubbi sul reale avvio dei colloqui per la seconda fase della tregua. Netanyahu sa ora di avere l’appoggio pieno della Casa Bianca di Donald trump. Nel frattempo l’emittente israeliana Channel 14, ritenuta vicina a Netanyahu, ha affermato per la seconda volta questa settimana che “non ci sarà una seconda fase”. Channel 14 è l’unica testata a cui il premier rilascia interviste dal 2021.
In piazza a Tel Aviv gli israeliani hanno pianto guardando su un maxischermo la cerimonia organizzata da Hamas. I piccoli Bibas sono fra i simboli del movimento delle famiglie degli ostaggi del 7 ottobre. Le loro vite spezzate prima di cominciare, la loro morte insensata, forse sotto le bombe, pongono molti interrogativi. “Sono molto triste, non ci sono altre parole, ho il cuore spezzato”, dice una donna con la voce rotta, in mezzo a decine di bandiere israeliane. Alcuni attaccano il governo e si chiedono se sia stato fatto abbastanza per evitare queste morti. “Siamo molto preoccupati che Netanyahu e il suo governo di destra facciano di tutto per fermare la seconda fase dell’accordo e andare contro la volontà del loro popolo. Speriamo di poter ribaltare la situazione e riportare in vita coloro che sono ancora vivi” dice un ragazzo.