Da Gerusalemme a Ryad. Il segretario di Stato Marco Rubio, da Israele dove ha incontrato il presidente Benjamin Netanyahu, è in Arabia Saudita con il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e l’inviato speciale di Donald Trump per il Medio Oriente, l’investitore Steve Witkoff, per avviare i negoziati di pace sulla guerra in Ucraina insieme ad alti funzionari russi. Grandi assenti a Riyad: l’inviato speciale di Trump per Ucraina e Russia, Keith Kellogg; i paesi Ue della Nato, che non sono stati invitati; e i funzionari ucraini, principali protagonisti dei trattati, ma che hanno saputo dei colloqui di pace “a sorpresa”.
Witkoff è l’uomo chiave, quello che ha la fiducia di Trump e l’incarico di portare avanti le trattative in suo nome. Parlando al programma Sunday Morning Futures di Fox News il miliardario avvocato immobiliarista non ha risposto direttamente alla domanda se l’Ucraina dovrà cedere una “porzione significativa” del suo territorio. “Questi sono dettagli, e non li ignoro, sono importanti. Ma credo che l’inizio sia la costruzione della fiducia. Si tratta di far capire a tutti che questa guerra non deve continuare, che deve finire. Questo è ciò che il Presidente ci ha ordinato di fare”, ha detto Witkoff.
Il 24 febbraio, fra pochi giorni, l’invasione russa dell’Ucraina segnerà il suo terzo anniversario. Tre anni di guerra durissima. La scorsa settimana, il presidente americano Donald Trump ha messo fine a anni di isolamento del Cremlino, decretato anche dagli Stati uniti, telefonando direttamente a Vladimir Putin.
Sabato, alla conferenza sulla sicurezza a Monaco, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ricordato al vicepresidente Usa JD Vance che l’aiuto statunitense è fondamentale, ma che non accetterà un accordo di pace fatto “alle nostre spalle, senza il nostro coinvolgimento”. Uno dei principali consiglieri di Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha riferito a Politico: “Non c’è nulla sul tavolo dei negoziati che valga la pena di essere discusso. La Russia non è pronta ai negoziati”.
A Parigi, sempre oggi, i leader europei si incontrano su richiesta del presidente francese Emmanuel Macron: un vertice “informale” con i capi di governo di Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca, nonché il presidente del Consiglio europeo, la presidente della Commissione europea e il segretario generale della Nato. Protagonista è proprio l’esclusione dell’Europa dalle trattative e il gelo con l’alleato Usa.
I leader europei hanno esortato gli Stati Uniti a rendere partecipe Kiev a qualsiasi colloquio, in modo da giungere a una pace duratura ed evitare future invasioni da parte della Russia. Il segretario generale della Nato Mark Rutte ha esortato i colleghi a mettere da parte le lamentele e avanzare proposte concrete per essere considerati. Il segretario della Difesa Pete Hegseth, anche lui in Germania, ha escluso le possibilità che l’Ucraina torni ai confini del febbraio 2022 e aderisca alla Nato.
Ma l’Europa non è unita: fra i convitati a Parigi, la premier italiana Giorgia Meloni è quella che ha più dimostrato di essere vicina alle politiche di Trump (e di Elon Musk).
Da parte sua il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, proprio ieri è volato nella regione, negli Emirati Arabi Uniti, ufficialmente per parlare di un “importante programma umanitario”, mentre i suoi funzionari sono andati in Arabia Saudita: sono insomma nelle vicinanze.
L’interesse per l’Ucraina dell’amministrazione Trump però non riguarda solo le ambizioni di pacificatore globale (a qualunque prezzo) del presidente. In ballo ci sono anche i giacimenti ucraini di minerali rari. Lo ha detto Zelensky in una intervista alla Associated Press: a Monaco il vicepresidente JD Vance ha cercato di convincerlo a concedere l’accesso ai giacimenti ucraini come “compenso” per i milioni di dollari in aiuti militari forniti dall’amministrazione Trump ma anche in cambio di futuri aiuti militari. Zelensky afferma di non aver accettato perché l’accordo “non proteggeva l’Ucraina e i nostri interessi”. Una fonte dell’amministrazione Trump l’ha definita una decisione “miope”.
Il viaggio in Medio Oriente di Rubio si concluderà il 18 febbraio negli Emirati Arabi, dove procederà a discutere e pianificare la seconda fase dell’accordo sul cessate il fuoco a Gaza e sulla liberazione degli ostaggi israeliani e americani ancora trattenuti da Hamas.